Salvataggio di Pasta Zara, Fedriga chiama Friulia
TREVISO. Due opzioni sul tavolo di Pasta Zara dopo la richiesta di concordato preventivo in bianco: un aumento di capitale e la rinegoziazione dei debiti bancari. Due Regioni - Veneto e Friuli Venezia Giulia - giocano un ruolo centrale. Veneto Sviluppo (che non è nel capitale di Pasta Zara, ma sta seguendo con attenzione la vicenda) ha incontrato nelle scorse settimane la famiglia Bragagnolo e ora medierà con Sga, la società del ministero dell’Economia che ha acquisito i crediti deteriorati delle ex Popolari, per una rinegoziazione del credito vantato nei confronti della società di Riese Pio X. In Friuli Venezia Giulia Pasta Zara (ha uno stabilimento a Muggia, Trieste) è la prima sfida del nuovo governatore Massimiliano Fedriga, che incontrerà il presidente di Friulia Pietro Del Fabbro (che detiene circa l’11,25 per cento di Pasta Zara).
L’attenzione dedicata alla vicenda da parte delle istituzioni è altissima. Veneto Sviluppo, finanziaria della Regione Veneto, ha il ruolo di mediatore: «I vertici di Pasta Zara erano già venuti a parlare con noi, la riteniamo una partita fondamentale per il nostro territorio» spiega Fabrizio Spagna, presidente di Veneto Sviluppo, «nei prossimi giorni ci incontreremo con Sga: Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono i principali creditori e possono indicare una strada. La nostra mediazione è importante proprio per far capire che Pasta Zara è un asset fondamentale.
Deve essere supportata all’interno di una strettissima logica di mercato. Tutti devono fare la propria parte. Noi se potremo dare un aiuto lo daremo, difficile capire come, in questa fase». Bassa la possibilità che Veneto Sviluppo entri direttamente nel capitale di Pasta Zara affiancandosi a Friulia e Simest. Nei prossimi giorni incontrerà invece Sga, che ha sul piatto due opzioni: incentivare il taglio del credito bancario con la trasformazione dello stesso in strumenti partecipativi (operazione di equity), quindi con l’ingresso diretto nel capitale, oppure apportare direttamente nuova finanza. Difficile prevedere oggi che piega prenderà la vicenda, ma di certo sarà profuso ogni sforzo per garantire la continuità aziendale: «È considerato un dossier imprescindibile» sottolinea Spagna.
Friulia, la finanziaria costituita dalla Regione Friuli-Venezia Giulia presieduta da Pietro Del Fabbro, è nel capitale di Pasta Zara. La richiesta di concordato ha avuto l’effetto di un terremoto, perciò si sono mosse le altissime diplomazie: di fatto è la prima, delicatissima questione industriale sul tavolo del neo governatore Massimiliano Fedriga. Che infatti ieri è intervenuto garantendo «il massimo impegno della Regione per comprendere le ragioni della crisi finanziaria dell’azienda e individuare le possibili soluzioni». Sulla questione - ha comunicato ancora la Regione - è pronto un dossier predisposto dalla direzione centrale delle attività produttive. Fedriga incontrerà Del Fabbro «per fare il punto sulla partecipazione della finanziaria al capitale sociale dello storico marchio alimentare. Saranno approfonditi tutti i dettagli e individuate le più opportune strategie a sostegno di Pasta Zara».
Anche il governatore del Veneto Luca Zaia è intervenuto sulla vicenda: «Stiamo parlando di una famiglia storica, da generazioni alla guida dell’azienda. Tifo perché il problema si risolva, e siamo a disposizione con la finanziaria regionale. Sappiamo che è un’azienda sana seppur con una forte situazione debitoria. Non so fino a che punto abbia pesato l’esposizione con Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ma so che senza il crac delle due banche non ci sarebbe il concordato di Pasta Zara».
La posizione di Simest. L’eco della crisi arriva fino a Roma, dove ha sede Simest, società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti a sua volta nel capitale dell’azienda di Riese. «Pasta Zara è un’azienda che va molto bene sul piano industriale, Simest continuerà a sostenerla ma non è prevista l’adesione a un eventuale aumento di capitale», che qualora si verificasse riguarderebbe, quindi, soltanto Friulia. Per le prossime mosse bisognerà attendere il piano industriale a valle del concordato.
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