Sala Tripcovich a Trieste, Dipiazza cambia: niente Tar e soluzione politica
Tre mesi per cambiare idea su come affrontare il cornutissimo caso Tripcovich. A mente fredda, consigliato dalla dirigenza comunale, Roberto Dipiazza preferisce lasciar perdere la pista-Tar e sceglie di manovrare a livello politico-istituzionale per radere al suolo l’odiata sala.
Forse approfitterà anche del 13 luglio, quando i presidenti Mattarella e Pahor confluiranno a Trieste, per spiegare che la sua ragionevolezza sul Balkan merita di essere premiata. Il management della civica amministrazione, dai lavori pubblici all’avvocatura, ha manifestato un esplicito scetticismo sull’esito di un ricorso alla giustizia amministrativa riguardo al “no” ministeriale sull’abbattimento della sala in largo Città di Santos.
E anche qualora il Tar si esprimesse a favore delle posizioni comunali, ci sarebbero ottime possibilità che il dossier ritorni nuovamente al ministero dei Beni Culturali, con buone chance di risultare becchi & mazziati. Dipiazza, che è un uomo pratico, ha abbozzato e ha rivisto la posizione assunta lo scorso 19 marzo, quando era stata resa nota la lettera della direzione generale ministeriale che recava il secondo “no” all’abbattimento, avendo replicato al ricorso amministrativo presentato in febbraio dal Comune. Allora Dipiazza, per il quale l’abbattimento della sala è diventato un “must” semi-programmatico, si era arrabbiato e aveva annunciato il ricorso al Tar.
Tra l’altro in questo momento non ci sarebbero neanche i soldi per le ruspe, in quanto gli 800.000 euro, appostati per abbattere l’ex stazione dei pullman anni Trenta, sono stati trasferiti su un’altra voce allo scopo di rimpolpare i 5 milioni del caso Nostini-Rossetti.
Quindi sulla vicenda Tripcovich si apre un nuovo capitolo, che rinnova radicalmente i contenuti delle pagine precedenti. Fino a marzo il Comune aveva sperato di risolvere la diatriba vedendosela a quattr’occhi con San Michele in Ripa, il bellissimo complesso sul Tevere che ospita la Direzione generale arti-architettura-paesaggio del MiBact. Aveva creduto che l’abbinata con il soprintendente Simonetta Bonomi supportasse la causa triestina, ma la dura lettera dell’11 dicembre 2019, spedita dal direttore Federica Galloni, aveva gelato le aspettative. L’«appello» di febbraio non aveva migliorato le cose. Bisogna prenderla larga, ha pensato infine Dipiazza, cui piacerebbe venire a capo di alcune “incompiute” triestine con una sola, abile mossa. Roma permettendo. —
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