Saipem, missione Brasile con il drone sottomarino: sarà testato nelle acque davanti al Porto vecchio di Trieste
Una tecnologia di avanguardia che consente di monitorare le infrastrutture energetiche a migliaia di metri di profondità
TRIESTE Quando si pensa a un drone, in genere viene in mente un piccolo velivolo che aleggia nell’aria a vario scopo, scopo che può essere esplorativo, informativo, spionistico, bombardiere. Ne esiste però un’altra vocazione, di carattere marino, anzi sottomarino: il suo nome è “FlatFish”, naviga sott’acqua in autonomia, a controllo remoto.
Di mestiere svolge complesse operazioni di ispezione dedicate a una vasta gamma di infrastrutture energetiche subacquee. Saipem, grande gruppo nazionale che opera in questo comparto, ha ottenuto con “FlatFish” un’importante commessa da Shell e da Petrobras per due progetti-pilota che riguardano il monitoraggio di altrettanti giacimenti in acque profonde al largo delle coste brasiliane, nel contesto di un programma preparato dall’agenzia nazionale Anp (petrolio, gas, biocombustibili). Il drone di Saipem – informa una nota del gruppo – si immergerà nell’Atlantico meridionale a oltre 2.000 metri.
A occuparsi dell’«addestramento» del drone sarà per circa un anno il centro di eccellenza della Saipem, Sonsub, che ha il suo quartier generale a Marghera. A questo punto piomba in scena Trieste, perché la prima fase dei test, che richiede fondali non troppo pronunciati, sarà effettuata presso la base Saipem situata nel Magazzino 23 in Porto vecchio, di fianco ad Adria terminal. Il nostro “pesce piatto” – per usare una traduzione piuttosto maccheronica – dovrebbe allenarsi oltre la Diga foranea a una profondità di 30 metri: i test sono in programma a metà giugno e saranno seguiti dai tecnici Sonsub operanti in Brasile. Una volta rodato nelle acque antistanti al Porto vecchio, “FlatFish” prenderà direttamente confidenza con le profondità brasiliane, dove entrerà in azione nel terzo trimestre del corrente anno. Dallo stato maggiore di San Donato Milanese, Saipem fa inoltre sapere che esistono altre tecnologie analoghe, ma l’azienda italiana è stata la prima a svilupparla e ad acquisire un contratto. Il drone può percorrere lunghe distanze, scende fino a 3.000 metri, si muove in ispezione orizzontale fino a 100 chilometri. “FlatFish” è uno dei tre prodotti sfornati dal “programma Hydrone”, robotica sottomarina di nuova generazione messa a punto da Sonsub: le altre realizzazioni del campionario sono “Hydrone R” e “Hydrone W”.
La base triestina del Magazzino 23 – un’area aperta di 23.628 metri quadrati, stoccaggio per 15.000 mq, coperta per 2.900 mq – è coinvolta per un’altra rilevante e originale ragione nelle strategie subacquee di Saipem: conserva nel grande antro del vecchio hangar il “tecno-tappo” progettato per interventi emergenziali nel caso di fuoriuscite di petrolio da condotte subacquee. Dopo la tragedia accaduta nell’aprile 2010 nel pozzo Macondo nel Golfo del Messico, il consorzio internazionale oil spill response ltd incaricò Saipem di progettare una tecnologia che consentisse di bloccare questi incidenti: dopo anni di lavoro, condotti in collaborazione con la triestina Cartubi, il 6 marzo 2018 il “supertappo” da 50 milioni di euro fu inaugurato nel “23”. Ringraziando la Provvidenza, finora di lui non c’è stato bisogno
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