Sagrado, donna di 39 anni molestata in stazione da due uomini fugge e dà l’allarme
SAGRADO Si è trovata bloccata tra due uomini sconosciuti nella sala d’attesa della stazione di Sagrado. Questione di attimi. Uno ha allungato la mano al suo fianco sinistro, ma è riuscito ad afferrare soltanto un lembo della maglietta, una polo rosa e bianca. E lei, una turriachese di 39 anni, da sola nella stanza dove si acquistano biglietti e abbonamenti, ha reagito senza pensarci due volte: a dispetto del panico si è sottratta a ciò che in quel momento ha valutato come «moleste attenzioni» ed è scappata fuori, all’aperto, mentre già aveva preso il telefono per contattare il numero unico di emergenza 112 e denunciare l’accaduto, cioè la «tentata aggressione». È stato così che, domenica 2 agosto, una gazzella dei carabinieri di Gradisca si è precipitata a Sagrado e ha individuato i due pachistani indicati dalla 39enne e ancora nei paraggi – entrambi regolarmente in Italia, sottoposti a protezione internazionale –, portandoli in caserma.
Un episodio anomalo, che subito ha destato allarme alla stazione dell’Arma di via Zorutti, poiché soltanto sei giorni prima, lunedì 27 luglio, due donne – di cui una aveva poi fornito generalità e sporto denuncia, un’ucraina di 35 anni residente a Udine – avevano subìto un tentativo, da parte di ignoti, di violenza sessuale. Le circostanze si erano verificate, secondo il resoconto di una delle vittime, a bordo di un treno, durante la discesa dal vagone proprio alla stazione di Sagrado, nel primissimo pomeriggio, attorno alle 14.30. L’ucraina aveva riferito di «palpeggiamenti al seno». Un agente della Polfer, a bordo del convoglio, aveva immediatamente segnalato l’accaduto alle forze dell’ordine della zona. E i carabinieri di Gradisca erano puntualmente accorsi, ma non c’era stato più nulla da fare, nonostante la dettagliata descrizione resa. Forse mescolandosi tra i passeggeri e i frequentatori della stazione chi aveva poco prima allungato le mani, recando offesa, si era dileguato.
Per questo motivo, a seguito dei nuovi fatti denunciati dalla turriachese, i militari della Fortezza, appoggiandosi ai colleghi di Lignano dove la 35enne ucraina, friulana d’adozione, frattanto si era recata in vacanza, hanno sottoposto a quest’ultima le foto dei due pachistani identificati domenica 2 agosto. E la donna, «con certezza» – secondo quanto appreso – ha riconosciuto uno dei due uomini, peraltro quel giorno sorpreso con vestiti coincidenti con quelli descritti nell’immediatezza dalla vittima friulana. Anche per questo motivo i carabinieri di Gradisca hanno proceduto, per i fatti del 2 agosto e adducendo la quasi flagranza dell’ipotesi di reato in seguito contestata, al fermo di T.A., classe 1987, e K.Y., di un anno più giovane. La Procura di Gorizia, attraverso il sostituto Ilaria Iozzi, ha aperto un fascicolo con l’accusa di tentata violenza sessuale in concorso.
Alla successiva udienza di convalida dell’arresto, avvenuta giovedì scorso al Tribunale di Gorizia, il pm ha chiesto il mantenimento della misura precautelare, anche in considerazione di precedenti specifici a carico di uno dei due uomini mentre il difensore d’ufficio, avvocato Nicoletta Luzzatto Guerrini, ha invocato la rimessione in libertà o in subordine misure meno afflittive. Il gip, che non ha riconosciuto la quasi flagranza di reato né l’inequivocabilità degli atti contestati, ha rigettato la prima istanza. Il fermo pertanto non è stato convalidato. I due pachistani, che risiedono uno a Udine e uno a Gorizia, in strutture di volontariato collegate a comunità ecclesiali, restano indagati con la medesima accusa ma, in attesa di prosieguo dell’iter giudiziario, ora sono a piede libero. L’uomo invece riconosciuto dalla vittima friulana è stato deferito, sempre in stato di libertà, anche per la precedente violenza del 27 luglio, di cui dovrebbe essere chiamato a rispondere quale presunto autore, secondo l’accusa formulata dalla Procura a seguito delle indagini dei carabinieri.
Nell’udienza uno dei due pachistani ha motivato il “contatto” con la pendolare turriachese – a detta sua una mano sulla spalla – per richiamare l’attenzione e chiedere se necessitasse di aiuto, visto che poco prima la donna, secondo lui si era trovata in difficoltà alla macchinetta erogatrice di biglietti. Circostanza non palesata da quest’ultima, nel suo resoconto. Insomma, stando al rifugiato, nessun proposito di natura sessuale, altrimenti il “contatto” sarebbe avvenuto in altra parte del corpo. Né ha ravvisato, l’uomo, l’intenzione di precludere l’uscita. Diametralmente opposta la versione della 39enne. In sintesi, stando all’ordinanza del gip, nei fatti di due domeniche fa, oggetto del fermo e segnalati dalla turriachese, non era possibile individuare una finalità chiaramente tesa a voler obbligare la donna a compiere atti sessuali. Di qui la decadenza dei presupposti per il mantenimento della custodia cautelare. –
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo