Sabbioncello, ponte di barche ultrà

Iniziativa dei nazionalisti per spingere la costruzione della struttura in Dalmazia
Di Andrea Marsanich

FIUME. Un ponte d’imbarcazioni lungo due chilometri e mezzo creato per lanciare un messaggio al governo croato di centrosinistra: «Vogliamo che il Meridione della Croazia sia collegato al resto del Paese. Chi è contrario al vero ponte è anche contrario all’integrità territoriale della Croazia».

Clamorosa e spettacolare l’iniziativa di carattere politico avutasi ieri nel canale del fiume Narenta, tra le località di Komarna e Brijesta, con circa 500 natanti collegati tra essi con una fune. Ha voluto simbolicamente rappresentare il ponte di Sabbioncello (Peljesac), progetto fortemente voluto dall’ex premier dell’Hadz Ivo Sanader – ora sotto processo per corruzione e abuso di potere – e messo in naftalina dall’esecutivo nazionale a guida socialdemocratica. Non appena conquistato il potere lo scorso dicembre, il centrosinistra ha bollato il costruendo ponte di Sabbioncello, definendolo un progetto non inutile ma fatto male e soprattutto troppo costoso per le casse croate. Il centrodestra non si è dato per vinto e, nonostante il parere di rivali politici, gran parte dell’opinione pubblica nazionale ed esperti, ha sempre difeso la megastruttura, parlando di una Dalmazia Meridionale isolata e vogliosa di essere collegata in modo pratico alla Croazia del Nord. Da quando Croazia e Bosnia-Erzegovina sono diventati indipendenti, il corridoio di Neum, in Dalmazia, ha di fatto interrotto la normale circolazione lungo la Litoranea adriatica per la presenza di due valichi di confine. Neum rappresenta infatti l’unico sbocco al mare dello Stato bosniaco. Ieri il “ponte vivente” è stato formato da persone di destra e centrodestra (molti gli accadizetiani presenti), con sventolio di bandiere nazionali e canzoni patriottiche. Al governo Milanovic e al parlamento croato gli organizzatori dell’eventohanno intimato di non ratificare l’Accordo Tudjman–Izetbegovic del ’99 con il quale (nel fissare i confini tra i due Stati) la Croazia lascia alla Bosnia-Erzegovina la parte superiore della Penisola di Klek e due isolette: «Sarebbe alto tradimento, per il quale sono previsti 40 anni di carcere».

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