Sabato sera a Trieste: la “movida” continua con i giovanissimi
TRIESTE Non si può dire che il coronavirus abbia annientato la movida triestina. Ma di sicuro ha lasciato a casa, nelle notti brave, il pubblico over 30 e i turisti: proprio il tipo di clientela che esce a cena e consuma di più e che più manca a locali e ristoranti del centro.
Alla faccia dell’epidemia, i giovanissimi invece se ne fregano ed escono comunque. Via Torino lo scorso venerdì sera era abbastanza colma di adolescenti da far pensare che il coronavirus fosse ai loro occhi solo uno spauracchio. Qualche spiazzo vuoto in più c'era, nella strada dedicata al divertimento notturno, rispetto alle serate pre Covid-19, ma non era poi così impattante.
Gli adolescenti, dai circa 15 anni in su, se ne stavano in piedi a bere un drink, chiacchierando tutti appiccicati. L’ormai famosa distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non è stata presa in considerazione dagli habituè della movida. Continuavano le chiacchiere a pochi centimetri l’uno dall’altro, come nulla fosse.
Bar e ristoranti comunque erano rimasti tutti aperti, tranne la discoteca Deus. Ma la mancata presenza dei più adulti si percepiva, venerdì sera, anche dai quattro taxi fermi nell’area di sosta a loro riservata di piazza Venezia. Tra mezzanotte e l’una di solito è difficile vedere qualche auto bianca ferma ad attendere i clienti. Bisogna digitare più volte lo 040307730 per riuscire a intercettare un veicolo. Invece l’altro ieri c’era c’era una sovrabbondanza di tassisti in attesa di acchiappare un passante.
A confermare l’assenza di una certa clientela più agé sono gli stessi titolari dei locali. «In questi giorni da noi si presentano solo gli adolescenti – sottolinea Gianluca Frossi, uno dei soci della Glen, proprietaria anche de Le Botti di via Torino -. I nostri clienti abituali più anziani mancano anche di giorno. Durante la prima settimana, quando ancora non c’erano casi di contagio in Friuli Venezia Giulia, il calo non era stato così evidente. Poi, dal primo caso, da sabato 29 febbraio, lo abbiamo notato. Anche domenica scorsa a pranzo infatti abbiamo avuto meno gente». Preoccupato? «Sì, gli incassi stanno sensibilmente diminuendo». «C’è stato un calo nella parte ristorante – conferma Massimo Di Martino del locale Puro -, perché la gente adesso tende a non andare fuori a cena e non ci sono turisti. Mentre il dopo cena, nel weekend, funziona ancora: ci salvano i ragazzi giovani che non avendo scuola è come fossero in vacanza e forse non danno tanta importanza all’epidemia, continuando ad abbracciarsi, baciarsi e bere». Stessa tendenza registrata nel vicino Draw. «Risentiamo di una diminuzione di clienti, tra cui i turisti, con cui lavoriamo tanto perché i nostri locali piacciono in particolare a loro – specifica Walter Gustin, proprietario di diversi locali in città -. Abbiamo dovuto chiudere il Loft, che fa musica dal vivo, per precauzione. Allo 040, dove lavoriamo di solito tantissimo con i pranzi, c’è meno gente perché tanti dipendenti, ad esempio delle Generali, lavorano da casa. E al Pier, dove avevo quest’anno prenotazioni per tantissimi eventi e matrimoni, sto ricevendo numerose disdette: è un disastro, un bagno di sangue».
Anche in piazza Barbacan le cose non vanno molto meglio. La movida sì, c’è, ma è sottotono. «La gente è venuta, ho comunque lavorato, non mi posso lamentare – racconta Fabrizio Fanelli, titolare di Viva -. Tuttavia sabato scorso c’era molta più gente. Il vero problema sarà a Pasqua, quando solitamente iniziamo a lavorare come matti. Per non parlare dell’estate, gli stranieri non verranno, forse avremo solo turisti italiani. Spero in alcune agevolazioni, perché dobbiamo pagare le tasse dell’anno scorso quando invece avevamo lavorato tantissimo. Ma, già da adesso, gli hotel qui attorno sono tutti vuoti. Non si sente il rumore delle ruote dei trolley che passano di qui. Vedi le luci spente?», conclude Fanelli indicando le finestre di una struttura alberghiera. —
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