Russo o Patuanelli come anti-Dipiazza: l’asse giallorosso si prepara alla sfida per Trieste
TRIESTE Francesco Russo e Stefano Patuanelli. Sono due i nomi che l’asse giallorosso potrebbe spendere nei prossimi mesi per scongiurare il quarto mandato da sindaco di Trieste di Roberto Dipiazza. Se Russo è ormai la prima scelta del Pd, il ministro dello Sviluppo economico ha lanciato ieri un sibillino messaggio via social. Giocando sulla battuta con cui Dipiazza ha detto di poter temere solo il diavolo per la sua riconferma, il grillino ha commentato un post sul tema scrivendo che «per un attimo mi sono sentito il diavolo».
I prossimi mesi diranno che forma prenderà il magma delle opposizioni al centrodestra triestino e regionale. Russo ha annunciato di essere in cura per un tumore: una battaglia da vincere per poi combattere quella elettorale che lo attende nel 2021. Fino a qualche mese fa, la strategia puntava su una rottura nel centrodestra e sulla possibilità di diventare sindaco con l’appoggio di un Dipiazza scaricato dalla Lega. Il nuovo endorsement del Carroccio rovina il piano, ma Russo si ritiene ugualmente favorito, convinto che l’emergenza coronavirus genererà una forte richiesta di cambiamento in città, in parte già emersa con la mobilitazione in difesa del presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino, per la quale il candidato in pectore ha raccolto diecimila firme digitali in quattro giorni. Un contesto che per Russo non risponderebbe più all’“usato sicuro” rappresentato da Dipiazza.
Diverso il caso di Patuanelli, il cui commento su Facebook suona più come la volontà di ricordare a centrodestra e centrosinistra l’esistenza del M5s. Impossibile infatti che il ministro possa correre con il governo in piedi, ma se l’esecutivo dovesse cadere si aprirebbero scenari imprevedibili. Più facile comunque che il grillino decida di rimanere a Roma anche in quel caso, per guidare la probabile mutazione di una parte dei pentastellati nel partito di Giuseppe Conte, ma in politica i venti cambiano rapidamente e la corsa a sindaco non è esclusa a priori. Con la riconversione della Ferriera a un passo, l’eventuale approvazione dell’emendamento “salva D’Agostino” e l’impegno mai smentito di ottenere il regime di porto franco, il ministro ha tutte le carte in mano per giocare le comunali da protagonista.
Russo e Patuanelli sarebbero tuttavia due galli nel pollaio giallorosso. Difficile metterli uno contro l’altro al primo turno, tanto più visto l’avvicinamento di Pd e M5s anche sul piano locale, con forme di collaborazione sempre più frequenti in Comune e Regione. Sembra scontato che i due partiti troveranno un accordo e Russo ha le possibilità maggiori, con Patuanelli destinato probabilmente a rimanere nella capitale, mettendo magari nel mirino le regionali del 2023. Il ministro gradirebbe a quel punto per Trieste un’alleanza dal primo turno, anche se non è escluso che il Movimento (o la sua evoluzione) corra da solo con un candidato di rappresentanza, convergendo ufficialmente su Russo al ballottaggio.
L’esponente dem è intanto l’unico candidato nel centrosinistra, dopo che Mitja Gialuz ha ufficializzato il passo di lato e che Roberto Cosolini ha chiarito ai suoi di essere pronto a sostenere Russo dopo le scintille passate, facendosi garante verso i settori del partito ancora scettici. Nessuno nel Pd nasconde l’incognita legata alla malattia, ma la convergenza su Russo è ormai assodata e per ora non esistono alternative politiche o provenienti dalla società civile, tanto che i circoli dem pressano da mesi per poter cominciare la campagna elettorale. Russo però temporeggia, perché vuole giocare una partita simile a quella di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna: capitalizzare su di sé un consenso trasversale ed estraneo alle appartenenze tradizionali, evitare di legare la propria immagine al simbolo di partito, costruire una lista civica di personalità con forti competenze e una giunta slegata dai partiti. Questo almeno ripete negli incontri che sta conducendo da mesi, con lo scopo di dar vita a un’associazione che sia alla base della civica del candidato sindaco.
Davanti alla compattezza del centrodestra su Dipiazza, Russo affila le armi dopo il fair play sempre ostentato fra i due: «Se fossi in lui un po’ di paura che i cittadini mi presentino il conto la avrei. Tutte le grandi promesse sono rimaste sulla carta: la città metropolitana non esiste, il tram è fermo, la galleria di piazza Foraggi fatiscente (come la caserma di via Rossetti o Palazzo Gopcevich), la riqualificazione di Porto vecchio al palo, le strade, soprattutto in periferia, spesso sporche». Per il dem, «manca un’idea dello sviluppo della città e l’unica rivoluzione è stata all’interno del porto, ma i meriti non sono né del sindaco né della coalizione che lo appoggia: fosse per loro avremmo ancora Marina Monassi». —
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