Russo lancia il suo libro. Torna “Barcola beach”
TRIESTE Otto anni di lavoro, un investimento di almeno 50 milioni e una lunghezza di quasi un chilometro e mezzo. Con Francesco Russo torna l’idea di realizzare una spiaggia lungo la riviera barcolana, riorganizzando nel contempo l’intera fascia costiera, la viabilità e i parcheggi tra Pineta e “California”. Un intervento che, per Russo, motiverà ogni giorno decine di migliaia di turisti a scegliere Trieste per le proprie vacanze.
Il piano è contenuto nel volume Punto a capo. Trieste dopo il Covid per ripartire assieme, che Russo ha appena dato alle stampe per Lint edizioni. Non si tratta del classico libro-manifesto scritto dal candidato, ma di un lavoro a più voci, con cui l’associazione Punto franco mette sul tavolo gli assi portanti della campagna elettorale. Russo ritaglia per sé il capitolo sulla Città metropolitana e lascia ad altri Porto vecchio, turismo, economia, urbanistica e ruolo di donne e giovani.
Ma a rubare l’occhio è l’intervista rilasciata in appendice dal professor Antonio Brambati, che spiega i perché e i percome della spiaggia, che aveva attirato più di qualche ironia su Russo ai tempi delle primarie contro Roberto Cosolini di cinque anni fa. L’idea di fare di Barcola un lungo bagnasciuga fu ripresa allora dallo sfidante sulla base delle proposte di Brambati, già professore ordinario e geologo dell’Università di Trieste, nonché membro dell’Accademia dei Lincei.
L’esperto di sedimentologia chiarisce nell’intervista che la spiaggia non è una boutade elettoralistica, ma un progetto realizzabile in otto anni e con un cospicuo investimento da 50-60 milioni. Lo studio di fattibilità fu chiesto a Brambati dalla Regione nel 2000, allo scopo di «risolvere il problema dei parcheggi e liberare dal traffico Barcola», prevedendo piazzole di sosta sotterranee e di superficie, nonché un nuovo sistema di trasporto pubblico. Il piatto forte è però la creazione di una spiaggia in «ghiaia sottile mista a sabbia grossolana, com’era in origine la spiaggia di Barcola» perché, foto storiche alla mano, il geologo mostra come nell’Ottocento il litorale fosse sabbioso. Ne resta pure un piccolo fossile, ovvero il breve tratto posto subito dopo la Pineta. Dov’è finita allora quella lunga spiaggia? Mangiata nel corso dei decenni dalla strada e dall’acquedotto sottostante.
Brambati respinge le critiche sull’artificialità dell’intervento, evidenziando come siano state create dall’uomo anche le spiagge di Copacabana, Jesolo e Sanremo. E per i più conservatori c’è pure la rassicurazione che scogli e Topolini non saranno cancellati ma rimodulati. L’idea è creare un tratto di spiaggia da 1.350 metri (dividendo i lavori in sei lotti consecutivi da 200-250 metri), che parta dalla fine della Pineta e arrivi oltre il porticciolo del Cedas, avanzando verso il mare di 50 metri.
La passeggiata attuale finirebbe in pratica per ospitare i posteggi a pettine, aumentando una capienza che sarà rafforzata dalla presenza di un parcheggio sotterraneo. Il lungomare coprirebbe l’area oggi occupata da scogli, Topolini e acqua: qui sorgerebbero aree svago, bar, piattaforme e una spiaggia larga 15 metri. La strada rimarrebbe quella attuale, ma con una pista ciclabile interamente ripensata al posto di quella esistente. —
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