Russo: «Il porto ha bisogno di un campione come Riccardo Illy»
In vista delle 48 ore decisive per il futuro del porto (oggi la terna da cui scegliere il presidente, domani il Comitato portuale sul segretario), dopo la lettera di Federico Pacorini che invita Antonio Paoletti a non autoproporsi, scende in campo anche il senatore del Partito democratico Francesco Russo che avanza considerazioni a 360 gradi sulle questioni riguardanti lo scalo, ma su quella che concerne il nuovo presidente formula una sorta di “affidavit” in favore di Riccardo Illy. «Fra i nomi che ho letto in questi giorni - sottolinea Russo - Riccardo Illy non ha bisogno di presentazioni: sarebbe stato in ogni short list di selezionati, è un “campione” della nostra citta, conosciuto in tutto il mondo, può stare simpatico o antipatico, ma è un manager internazionale, ormai fuori dalle logiche di parte dopo la sua esperienza nelle Istituzioni con profonda conoscenza del territorio e delle dinamiche che regolano la cosa pubblica. A Roma mi hanno detto sarebbe la punta di diamante della portualità italiana. E anche Galliano Di Marco, è un ottimo manager che sta facendo cose egregie a Ravenna. In più, da presidente dell’Authority romagnola, fin da subito, si è scagliato contro il delirante progetto di porto offshore a Venezia. Trieste più che mai oggi ha bisogno di un “campione” locale - aggiunge il senatore democratico facendo capire quale dei due sarebbe pereferibile - che ridia al suo porto quella centralità strategica a livello nazionale (e perché no anche europeo) che merita: fondamentale che seghi le gambe ai piccoli interessi che in questi anni hanno favorito l’immobilismo per difendere rendite di posizione anacronistiche, combatta contro le megalomanie di Venezia e del suo presidente Costa che, malgrado abbia perso la prima partita sul porto offshore, non demorde; mi risulta anzi abbia appena ingaggiato una società privata per fare lobby (cortocircuito: un ente pubblico che paga una società privata per fare lobbing su istituzioni pubbliche)».
Ma Russo sostiene che il suo è «un appello ai triestini (non solo agli operatori) che hanno a cuore il porto e che in tanti mi hanno fermato in questi mesi per raccomandarmi di continuare a impegnarmi per esso. Questo è un momento, lo testimonia l'intervento di Pacorini, in cui chi può deve far sentire forte la propria voce. Mandino email, scrivano su FB, gli strumenti non mancano, ma è venuto finalmente il momento in cui è possibile cambiare dopo anni di immobilismo». Due sono secondo Russo i rischi da evitare. «Il primo è che nelle ultime settimane di gestione dell'Autorità Portuale si facciano scelte che pregiudichino il lavoro dei prossimi anni. Dopo anni di immobilismo stiamo vedendo un attivismo sospetto: concessioni cinquantennali rinnovate in tutta velocità, affidamenti di incarico per vendere le quote di Ttp, Trieste Porto Servizi e Adriafer, ma soprattutto la minaccia di incaricare per i prossimi quattro anni un segretario generale non di fiducia del prossimo presidente, dopo che, contravvenendo alla legge, la presidente Monassi ha operato con un facente funzioni il cui incarico non è mai stato portato all'approvazione del Comitato Portuale». Il secondo rischio, a detta del parlamentare, sarebbe appunto «quello di fare una scelta non all'altezza del porto di Trieste e delle sue sfide. Per anni - conclude Russo - abbiamo ripetuto che il nostro scalo è una Ferrari guidata da un pilota mediocre, un principiante che l'ha fatta andare avanti col freno a mano. Ora a Trieste deve arrivare un fuoriclasse, un campione capace di riportare in alto Trieste. Ma non possiamo farci imporre scelte sbagliate, figlie - cose di cui si parla in queste ore - di giochi di scambio, di veti nazionali o regionali, di piccoli giochi di potere, magari di auto-incarichi. Adesso non abbiamo più scuse».
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