Russo: c’è il veto di Rosato dietro il mio passo indietro
Il senatore Pd attacca il deputato sui motivi della mancata ricandidatura: «Visioni differenti sul modo di fare politica, ma orgoglioso di quanto realizzato per Trieste»
Francesco Russo
TRIESTE. «Quando ho saputo che dal mio territorio arrivava un veto sulla mia candidatura, ne ho tratto le conseguenze». Dopo l'annuncio del ritiro da un ruolo di prima fila, Francesco Russo scaglia un siluro contro i vertici regionali del Pd, responsabili a suo dire della mancata ricandidatura.
Non ha dunque ricevuto un invito a ripensarci?
Sono abituato a dire le cose con franchezza. Spiace che Ettore Rosato affermi pubblicamente cose diverse da quelle che ha sostenuto a Roma in queste settimane.
Il ministro Martina l'ha inserita nel suo listino di nomi da riconfermare?
Ne ha parlato esplicitamente con Renzi e il capogruppo Zanda è venuto a Trieste l'altro giorno.
Sono i compagni del Fvg a non volerla, insomma?
Rosato ha espresso un'indicazione diversa. Non è un mistero che in questi anni abbiamo avuto visioni differenti sul modo di far politica.
Lei però ha fatto di tutto per mettersi contro il partito regionale…
Può aver dato fastidio la mia testardaggine su una battaglia come la città metropolitana o la collaborazione con il sindaco Dipiazza. Alcuni si scandalizzano, ma su Porto Vecchio continuerò a lavorare con lui e spero di poter aiutare a costituire presto la società di gestione. Sulle sfide della città serve collaborazione istituzionale e non divisione politica.
Dimentica le primarie contro Cosolini. Le rifarebbe?
Sì, anche se forse ho sbagliato tempi e modi. Ma a due anni di distanza è evidente che il mio è stato un gesto d’attaccamento al centrosinistra e alla città, rispetto a timori che si sono realizzati.
Ha giocato da battitore libero. Cosa rimane di questa esperienza a Roma?
Una legislatura che passerà alla storia: due presidenti della Repubblica eletti, tre presidenti del consiglio, la capacità di prendere il paese quando perdeva un punto di pil e riconsegnarlo al +1,5%. Il Jobs Act: abbiamo creato un milione di posti di lavoro, metà a tempo indeterminato. Infine l'impegno sui diritti e le leggi attualissime su femminicidio e bullismo. Ma penso all'orgoglio di quanto fatto per Trieste…
Ad esempio?
L'emendamento che ha sbloccato dopo 40 anni la partita del Porto Vecchio. La battaglia vinta contro Marina Monassi per tirar fuori dal cassetto il piano regolatore del porto. E l'altra per cancellare la bufala della piattaforma off shore di Venezia, costruita contro Trieste. E la grande avventura della città metropolitana.
Un lavoro non riconosciuto dal Pd locale?
Se il giudice è il cittadino, ricordo le 400 persone dell'assemblea e 2000 like al post in cui spiegavo la mia decisione. L'avventura parlamentare si ferma, ma l'impegno continua e potranno esserci altre occasioni in un futuro vicino o lontano.
Dicono che ha rifiutato il collegio uninominale di Trieste per timore di non farcela.
Pensare di iniziare una campagna sapendo che le maggiori resistenze vengono da casa tua, mi ha fatto fare una certa scelta. Se ho sentito bene, Rosato si candida al proporzionale…
Qualcun altro dice che scenderà in campo alle regionali.
Come si è visto non sono attaccato alla poltrona e ho un posto da docente universitario cui tornare. Se ci saranno le condizioni per lavorare per Trieste, la passione è viva.
Si profila la figura di Illy. Può salvare il centrosinistra?
Porta esperienza e la credibilità di chi è esterno ai partiti. Sono felice sia tornato una risorsa da spendere e spero venga utilizzato nelle prossime campagne elettorali.
Politiche o regionali?
Vediamo.
Il centrosinistra può vincere alle regionali?
Partiamo con un grave handicap. Quanto fatto per Trieste dovrebbe garantirci per anni, ma dobbiamo raccontare i risultati e fare autocritica sulle cose meno riuscite: sanità e Uti. Ma serve anzitutto unità: incomprensibile perdere in partenza presentandoci divisi. Grande apertura a Liberi e uguali, perché i nostri elettori sperano di non consegnare la Regione a chi ha dato prova di non saper governare.
Bolzonello può farcela?
Ha un compito difficilissimo. Per giocarsela dovrà recuperare il suo profilo "civico" e lavorare per una coalizione più ampia.
Che succederà dopo il 4 marzo?
Temo non ci sia la sicurezza di un governo stabile e europeista. Invito gli elettori a non guardare a slogan e promesse mirabolanti, che tentano a volte anche il mio partito: si scelgano persone affidabili e mi fa sperare il fatto che oggi Gentiloni e i suoi ministri siano tra i politici più apprezzati.
Egoisticamente, non spera piuttosto in una legislatura breve, che le permetta di tornare presto in campo?
Non me lo auguro per il paese, ma è uno dei rischi che stiamo correndo.
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