Rubinetti rubati alla fontana dell’ospedale Maggiore
Sono veri e propri gioielli architettonici. Amate dai triestini e gettonate dai turisti che le utilizzano come sfondo per le foto ricordo della vacanza. Ma, loro malgrado, incarnano anche uno degli obiettivi preferiti dai vandali. Ferite, danneggiate, lordate, trascurate. In una parola abbandonate al loro destino. Sono le fontane monumentali di Trieste: simboli della città, di indubbio valore estetico, ma spesso vittime dell'inciviltà. Non si contano gli episodi che negli anni le hanno viste protagoniste. In negativo s'intende. Sfregiate da scritte realizzate con bombolette o pennarelli, usate come ricettacolo di immondizie, ma anche danneggiate e rovinate nelle loro strutture.
Uno tra i monumenti più celebri, ma anche più tormentati in assoluto, è la fontana dei 4 Continenti di piazza Unità, che tra l'altro è a secco da anni. Le statue che raffigurano il mondo allora conosciuto portano addosso non solo i segni del tempo, ma anche quelli dei danneggiamenti subiti ed oggetto di svariati interventi di restauro.
A parte la statua che raffigura l'Europa, unica sopravvissuta alla “strage”, tutte le altre figure allegoriche hanno dovuto fare i conti con danneggiamenti vari nel corso degli anni. L'ultima in ordine di tempo l'Africa, privata di testa e mani, poi rimesse a nuovo. Al suo fianco, la statua che incarna l'America si presenta tuttora senza una parte del braccio destro. Arto che in origine reggeva un pappagallo, una delle tante figure simboliche della fontana, e che adesso viene tamponato con soluzioni d'emergenza che vanno inevitabilmente a compromettere l'immagine complessiva del monumento.
Non vanno meglio le cose nella zona dell'Ospedale Maggiore, dove la fontana in pietra ricavata all'interno di una nicchia della muratura perimetrale del nosocomio, si presenta priva di entrambi i rubinetti dell'acqua, a forma di fauci leonine. Evidentemente per qualcuno una ghiotta occasione per portarsi a casa un pezzo di storia della città. Rimangono in bella vista solo i due pomelli d'ottone che fungono da pulsantiere per far uscire l'acqua dai rubinetti che però non esistono più. E che dire della fontana di piazza Ponterosso, realizzata dal Mazzoleni, alla cui sommità spicca la figura dell'amato putto del “Giovanin”, preso di mira ripetutamente dai vandali che gli hanno più volte amputato gli arti superiori, ora rimessi a posto, anche se la mano destra è tuttora priva del pollice. Molte fontane poi, per la loro posizione strategica, diventano luogo di ritrovo e di improvvisati bivacchi. E' il caso, in particolare, delle fontane di piazza Oberdan, viale XX Settembre e piazza Vittorio Veneto, dove lattine, bottiglie di birra, mozziconi di sigarette, cartacce e scritte con bombolette spray sono ormai parte integrante del luogo.
Pierpaolo Pitich
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