Rotta balcanica, solo il 7% dei minori non accompagnati chiede aiuto a Trieste

Lo scorso anno intercettati dai volontari 3 mila giovani giunti senza famiglia. Spesso dormono all’addiaccio e non entrano in contatto con alcun servizio
Giovanni Tomasin
Giovani arrivati a Trieste, due ragazzini minorenni scappati dalla guerra
Giovani arrivati a Trieste, due ragazzini minorenni scappati dalla guerra

TRIESTE Una persona su tre è parte di un gruppo vulnerabile. Dal rapporto 2023 di International Rescue Committee risulta un aumento rilevante di categorie fragili in arrivo sulla rotta balcanica; minori non accompagnati, donne sole e famiglie arrivano a coprire il 31% delle persone interpellate.

Sedicimila migranti in fuga, ecco come cresce la rotta balcanica
Le tende dei migranti all’interno della struttura del Silos, luogo da tempo diventato simbolo degli arrivi a Trieste lungo la rotta balcanica. Il sito si trova a pochi metri di distanza dalla stazione ferroviaria e nei mesi scorsi ha contato la presenza anche di centinaia di persone, costrette a vivere fra fango, immondizie e ratti. Fotoservizio Lasorte

 

Per quanto le istituzioni facciano una bandiera del sostegno dato ai minori accompagnati, il rapporto getta luce su una realtà ancora poco conosciuta: c’è un flusso continuo di minorenni che attraversa la città (il rapporto Irc registra il 112% in più rispetto al 2022) e per questioni legali la maggior parte di loro passa inosservata, dorme all’addiaccio senza entrare mai in contatto con nessun servizio, e prosegue poi il suo viaggio verso altri Paesi. I minori incontrati da Irc e Diaconia Valdese nel 2023 sono 2.975, pari al 19% degli intervistati. Incrementate anche le famiglie (+120% sul 2022), per un totale di 381 nuclei e dell’11% dei casi. Tanti gruppi famigliari provenivano dal Kurdistan turco. È rimasto invece costante il numero delle donne sole, 158 pari circa all’1% del totale.

Piantedosi sui controlli al confine: centinaia di arresti, in Friuli Venezia Giulia altri 160 poliziotti
Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno del governo Meloni

I MINORI NON ACCOMPAGNATI

Il gruppo più significativo è quello dei minori: dei quasi 3 mila incontrati da Irc, sono 2.613 quelli che a Trieste hanno passato soltanto qualche ora o pochi giorni. Il loro problema principale è la mancanza di un posto in cui dormire: i dormitori attrezzati della città possono infatti aprire le loro porte soltanto ai maggiorenni, per ovvie questioni di responsabilità legali, e i minorenni che non vogliano entrare per forza nel sistema di accoglienza a Trieste si trovano nell’impossibilità di essere seguiti. Secondo le stime di Irc, ogni notte a Trieste otto minorenni dormono in strada o in qualche edificio abbandonato come il Silos.

Non è facile parlare con questi ragazzi, spiegano i volontari, che spesso arrivano in grandi gruppi, guidati da adulti il cui ruolo non è sempre ben identificato, e che si fanno portavoce di più giovani. La fatica dei volontari consiste nel riuscire a parlare individualmente con i minorenni, per dare loro informazioni su diritti, come quello al ricongiungimento, che spesso non sanno di avere.

Le condizioni non aiutano, anche perché l’incontro il più delle volte si svolge nelle tenebre e nella confusione del Silos: la carenza di una struttura in cui possano sentirsi al sicuro, spiegano i volontari, è una delle ragioni per cui non è facile informarli. Il risultato è che la gran parte di questi giovanissimi passa dalla città come un esercito di fantasmi, ignorato dalle istituzioni: soltanto 196 su 2.975 (7%) hanno manifestato a Irc l’intenzione di fermarsi a Trieste e cercare aiuto nelle locali reti di assistenza. L’86% intende invece muovere verso altri paesi, come Germania, Francia e Svizzera. La quasi totalità di loro, il 94%, è in fuga dall’Afghanistan.

LE FAMIGLIE

Le famiglie, dicevamo, sono aumentate rispetto al 2022. I 381 nuclei incontrati da Irc corrispondono a 1.918 individui, di cui 947 bambini. Tra questi, soltanto 31 nuclei erano composti dalla madre sola assieme al bambino. La maggioranza delle famiglie erano curdi di Turchia (67%), seguiti dalle famiglie afghane (18%). Soltanto il 6% delle famiglie ha espresso l’intenzione di restare in Italia, il 4% a Trieste.

Quasi tutti intendevano proseguire, il 77% verso la Germania. Tipicamente le famiglie arrivano in città al tramonto, vi alloggiano per una notte e proseguono il viaggio il mattino successivo. Soltanto una parte trova aiuto: nel 2023 sono 186 adulti e 138 bambini quelli che le organizzazioni operative a Trieste son riuscite a inserire in struttura per una notte.

LE DONNE SOLE

Il fenomeno delle donne sole rappresenta un caso a sé. Più di metà delle 158 donne incontrate dai volontari era infatti di nazionalità nepalese (59%). Le altre nazionalità più diffuse sono quella turca (15%) e indiana (12%). Soltanto il 9% delle donne single ha espresso l’intenzione di rimanere in Italia, mentre più del 60% vuole proseguire per il Portogallo.

Negli ultimi anni infatti il governo lusitano ha adottato una serie di misure volte a favorire una facile integrazione per i lavoratori in ingresso, volta a combattere i fenomeni di sfruttamento nel settore agricolo: per fare domanda di residenza basta poter dimostrare due anni di impiego e residenza continuativi in territorio portoghese. Questo ha reso lo staterello iberico una meta di elezione per diversi paesi asiatici, tanto che l’ultima terra prima dell’oceano ospita ora una comunità di 50 mila nepalesi, venuti dal tetto del mondo a cercar fortuna. Alcune di loro passando pure da Trieste.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo