Rotelli difende la fusione di Ass e ospedali
TRIESTE. «L’accorpamento tra aziende sanitarie e ospedali è una delle possibilità, ad oggi non c’è nulla di deciso. Io ho indicato un’opzione ma ce ne sono altre. Comunque non sarà una mia legge, perché non c’è un padrino. Semmai sarà la legge Serracchiani-Telesca». Il consigliere Pd Franco Rotelli, presidente della Commissione Salute ed ex manager dell’Ass triestina, toglie il suo cappello dalla futura riforma della Sanità. Ma resta il timbro. Perché nell’ambiente, politico quanto professionale, a far discutere è la sua proposta, quella che si sta facendo largo nel provvedimento che la giunta si appresta a varare: l’unificazione, appunto, tra Ass e ospedali a Trieste, Udine e Pordenone. Un’ipotesi di riordino che, nell’intero Fvg, porterebbe le strutture da 9 a 5. Con tutte le conseguenze del caso: si teme che gli ospedali mangino risorse alle Ass e che, venendo a cadere l’idea di “area vasta”, svanisca la collaborazione tra Monfalcone-Gorizia e il capoluogo, ad esempio. Dopodomani la presidente della Regione e l’assessore relazioneranno nella Commissione presieduta da Rotelli.
Perché spinge per l’accorpamento?
È un’ipotesi in mezzo ad altre. Non vorrei darla per certa visto che sono allo studio diverse strade. Vedremo cosa maturerà nel dibattito, a partire da giovedì.
Quali sono le altre possibilità?
Forse un atterraggio più morbido con un’integrazione tra ospedali e Ass. O forse solo quattro aziende, oppure tre.
L’unificazione è la linea che la giunta potrebbe imboccare?
Io sono a favore. Avevo già detto 20 anni fa, in un’audizione in Comune, che non ero d’accordo a separare le Ass dagli ospedali. Ma si fece lo stesso. Ora sarebbe meglio accorpare. E non capisco perché questo dovrebbe mettere a rischio l’università, che così facendo potrebbe invece agire anche sul territorio. Confermo comunque che c’è il rischio che la forza di un ospedale risucchi risorse. Però è un rischio che la politica deve affrontare trovando le formule giuste. Poi non capisco quando Zigrino dice che i costi aumenteranno: ma come? Riduciamo le aziende. E ci sarà una continuità tra ospedale e territorio che oggi è molto critica. Infine, sull’area vasta, non vedo problemi. Le persone andranno a curarsi dove ritengono, come già avviene. Quella dell’hub di riferimento è una chiacchiera. Io, con una governance unica, vedo solo vantaggi.
Quali?
Prendiamo Trieste: abbiamo l’azienda ospedaliera, quella sanitaria e il Burlo. Tre enti con altrettanti apparati: ciascuna ha tre direttori generali, tre uffici tecnici, tre uffici del personale, tre farmacie. Ha senso in una città di 200 mila abitanti? In Romagna hanno fatto un’azienda unica per 1 milione di cittadini. Qualcuno mi deve spiegare perché su un triestino devono piovere tre aziende.
Zigrino dice che è una scelta ideologica, per “accontentare i tardi emuli di Rotelli”.
Cazzate di Zigrino. Di cosa parla?
Quali saranno i risparmi che poterà la riforma?
Intanto 4 o 5 direzioni in meno. Ogni azienda ha tre direttori: i conti sono facili da fare. Poi, come dicevo prima, Trieste ha tre farmacie, tre provveditorati, tre uffici tecnici. E guardiamo al sistema informativo che è un caos: se si fa un esame in azienda sanitaria l’ospedale non ha le informazioni. Un’azienda unica risolverebbe pure questo.
A quanto ammonteranno i risparmi?
Il calcolo non è stato ancora fatto, perché questa dell’accorpamento è un’opzione. Ma ricordiamoci che la legge non diminuirà solo il numero di aziende. Interverrà su medici di base, rafforzamento dei distretti, organizzazione degli ospedali e rivedrà i doppioni.
Si sopprimerà il punto nascite di Gorizia?
La riforma non è questo, ma è una delle tante cose da fare. È un tema che sarà all’ordine del giorno. Una scelta che molti ritengono necessaria.
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