I vandali imbrattano la storica Rosta di Sagrado

Scritte sono apparse anche sul ponte sull’Isonzo. Il precedente: nel 2024 deturpato il monumento ai Carabinieri di Peteano

Luigi Murciano
La scritta comparsa a Sagrado
La scritta comparsa a Sagrado

Non bastava il monumento dedicato ai Carabinieri caduti nella strage di Peteano, deturpato nell’estate scorsa (per inciso: il manufatto restaurato sarà riconsegnato alla comunità in occasione dell’anniversario, a fine maggio). La mano degli incivili è sempre armata di bomboletta, e questa volta ha preso di mira un simbolo identitario di Sagrado: la Rosta, come nella foto del lettore Massimo Zilli. E scritte analoghe sono state notate anche sul ponte che unisce il paese a Gradisca.

Imbrattato a Sagrado il monumento che ricorda la strage di Peteano
Il sindaco Marco Vittori di fronte al monumento imbrattato a Peteano

L’imbrattamento, opera di ignoti, ha suscitato un’ondata di sdegno tra i cittadini, con il sindaco Marco Vittori a farsi interprete della rabbia e scoramento di tutti. Serve del resto davvero poco per colpire i segni della memoria e i presidi del territorio: bastano un pennarello, una bomboletta, il disprezzo per ciò che non si comprende. Ma per costruire, restaurare, tutelare, ci vogliono tempo, risorse, rispetto. E amore per la propria terra, quello che a chi ha compiuto il gesto evidentemente manca. Chiunque abbia percorso anche solo una volta le strade di Sagrado, sa quanto la Rosta sia una presenza inconfondibile. Che si provenga dalla direzione del monte San Michele o si arrivi dal centro abitato attraversando il ponte, quel manufatto spicca sempre, affacciato sull’Isonzo, quasi a sorvegliare il fluire del fiume e della vita che gli scorre accanto. Eppure, nonostante sia così evidente, non tutti ne conoscono il ruolo.

La Rosta, infatti, non serve solo Sagrado: grazie al canale de Dottori distribuisce acqua a una vasta area del Monfalconese. Ancorata alla riva sinistra del fiume, la struttura è composta principalmente da una presa d’acqua, lo sghiaiatore, e da una traversa che attraversa tutto l’alveo. È proprio quest’ultima a rallentare il corso dell’Isonzo, rendendo il livello dell’acqua costante anche quando la portata varia. Un sistema pensato per garantire al canale de Dottori una portata costante: 21,5 metri cubi al secondo, a servizio dell’agricoltura, delle colture e della vita stessa che dipende da quelle acque. L’importanza della Rosta è ben più grande di quanto si possa pensare.

Le sue origini affondano nei secoli: già nel Cinquecento si trovava qui una struttura simile, anche se costruita con tecniche diverse. Quella ultimata nel 1905 continua a svolgere il suo ruolo grazie al Consorzio di bonifica Venezia Giulia. Ed è proprio per questo che fa rabbia vederla profanata. Perché la Rosta non è solo cemento e ingegneria idraulica. È storia, è utilità, è paesaggio, è memoria collettiva. E quella neanche una mano ignota può cancellarla. —

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