Rossi: "Stiamo organizzando un inedito Comando anti-terrorismo cibernetico"
TRIESTE Se l’Unione europea per non rischiare di perdere altri “pezzi” si vuole reinventare politicamente in una struttura “a più velocità”, dal punto di vista militare il cammino verso una maggiore integrazione non conosce crisi, anzi. E l’Italia è pronta a rinsaldare la collaborazione anche con il Regno Unito della Brexit. Tutti gli Stati membri si sentono minacciati dai cyber attacchi e per difendersi le nostre Forze armate si stanno dotando di uno specifico Comando. Mentre un futuro ipotetico servizio civile che all’Adunata nazionale degli alpini è stato rispolverato come sorta di “mini naja” senza le stellette potrebbe prevedere formazione giovanile specializzata e crediti formativi.
È questo il “riassunto” tracciato a Trieste dal sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, già sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito a Trieste, in occasione della re-inaugurazione del monumento ai Caduti al Museo de Henriquez.
Onorevole, sembra che finalmente la cooperazione militare nell’Ue sia davanti a un deciso passo avanti...
La comparsa sempre più prepotente del terrorismo sulla scena internazionale e il suo carattere asimmetrico, poliforme spinge gli Stati a una maggiore cooperazione e scambio d’informazioni. Oltre all’asse “portante” Germania-Francia, sono convinto che l’Italia abbia buoni spazi pre rinsaldare ulteriormente i legami, ad esempio, con la Gran Bretagna. Questo nel quadro di una cooperazione permanente strutturale. In generale stiamo assistendo all’evoluzione dal concetto di difesa comune alla sua implementazione. Prendiamo a esempio l’Operazione Sophia nel Mediterraneo Meridionale: da umanitaria, Mare Nostrum, si è trasformata sotto egida Frontex e ora è “targata” Ue. A brevissimo sarà operativo un Comando congiunto Ue per le operazioni non-combat, di addestramento. Un bel passo avanti.
Tra le minacce terroristiche spicca, anche in questi giorni, quella cibernetica: come ci stiamo preparando a fronteggiarla?
Purtroppo il problema non è nuovo. Il segretario generale della Nato di recente ha dichiarato che l’aumento dei cyber attack contro obiettivi Nato è stato del 60%, cioè circa 500 ogni mese. Di fronte a queste cifre l’Italia sta predisponendo nella sede del Comando operativo interforze a Roma Centocelle il nuovo Cioc, Comando interforze per le operazioni cibernetiche. Pianificherà e condurrà azioni per sventare possibili minacce, non solo alle strutture militari ma a tutte quelle strategiche del Paese, in coordinamento con altre agenzie statali. Dovrebbe essere pienamente operativo nel 2019.
In questo contesto in evoluzione continua ha senso tornare a parlare di una sorta di “mini naja”, seppure in versione civile?
Anzitutto va precisato che l’idea è stata rispolverata lo scorso weekend dall’Associazione nazionale alpini, sempre attenta a perpetrare lo spirito di Corpo. Escludo una “mini naja” come quella sperimentata anni fa, semmai dovremmo parlare di un servizio civile aperto a giovani di entrambi i sessi, che prevederebbe formazione in ambiti specialistici per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro e crediti formativi per chi continuerà a studiare.
Dai giovani d’oggi a quelli della Grande guerra: c’è un filo che collega i nostri ragazzi in uniforme e quelli di ieri?
Alla base di tutto, delle Forze armate, ci sono uomini, e donne, con valori. Ieri come oggi, anche in questa epoca di tecnologia sempre più spinta, che senza il fattore umano resta vuota e non determinante.
Riproduzione riservata © Il Piccolo