Rosato: «Una trappola voluta dai Cinquestelle»

 «Ci hanno ingannato. Sono del tutto inaffidabili. La legge è caduta per sempre ma il premier Gentiloni non rischia»
08/06/2017 Roma, Aula della Camera, discussione generale e votazione emendamenti sulla legge elettorale, nella foto Ettore Rosato
08/06/2017 Roma, Aula della Camera, discussione generale e votazione emendamenti sulla legge elettorale, nella foto Ettore Rosato

«Sono rammaricato, ci hanno ingannato, sono inaffidabili». A poche ore dalla trappola del voto segreto, Il capogruppo del Pd Ettore Rosato entra ed esce dall’aula e scarica la responsabilità sui deputati di Grillo. Rosato fa capire subito che le possibilità di tenerla in vita sono pari a zero.

La legge è morta?

«Certo. Ormai questo percorso non è più recuperabile. Abbiamo fatto un grandissimo sforzo per mettere insieme quattro grandi partiti, per fare regole condivise ed è fallito. C’è un chiaro responsabile di questo fallimento, si chiama Movimento 5Stelle. Hanno scientificamente progettato il fallimento della legge elettorale, ci hanno ingannati. Sapevano che sull’accordo fatto con la Südtiroler Volkspartei, non potevamo rinunciare. Ecco perché hanno organizzato il tranello su questo punto».

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Al netto dei M5S sono mancati molti dei voti alla somma che doveva blindare la legge. 59 franchi tiratori per essere precisi tra Pd e Forza Italia. Anche voi non avete tenuto.

«Può darsi che tra loro ci sia anche qualcuno del partito democratico. Io ho visto l’immagine di un tabellone (per quello che si è potuto vedere, per l’errore tecnico che ha mostrato per qualche secondo un voto palese, ndr) cioè un grande campo rosso dei voti dei deputati del Pd: quell’immagine dimostra come tutto il partito fosse compatto e il campo verde era tutto dalla parte del M5S».

Sicuri che sia solo colpa di Grillo, qualcuno dalle parti di Forza Italia racconta che nel Pd si cercavano pretesti.

«La nostra, e direi anche la mia, responsabilità è stata solo di chi ha creduto che fosse possibile fare un accordo con loro. Sono molto rammaricato perché non è che in commissione ci siamo raccontati delle cose. C’era un accordo e loro hanno tradito il testo su cui anche loro avevano votato. Ora è chiaro che sono degli interlocutori poco affidabili su cui bisogna stare attenti specialmente per le questioni cosi delicate come quelle istituzionali».

Davvero la legge fallisce perché non riuscite ad accontentare le richieste delle minoranze linguistiche del Trentino Alto Adige e per la minaccia di un voto contro nel blog di Grillo?

«Non è una questione secondaria. Il percorso viene condizionato perché il patto era fatto tra cinque partiti, con la Svp che aveva delegato noi a mantenere quelle condizioni. E ricordo che il gruppo delle Autonomie al Senato è indispensabile per la tenuta del governo. Senza quello non esiste la maggioranza di governo, non approviamo neppure la manovrina. E il M5S sapeva che per noi quello era un punto irrinunciabile».

Sta dicendo che con l’affossamento della legge rischia pure Gentiloni?

«No, non c’è un nesso diretto. Anzi, dobbiamo portare ancora avanti molti provvedimenti d’aula importanti, su cui siamo impegnati fin dalla prossima settimana con il processo penale».

Nessuna speranza per resuscitare il tedesco all’italiana, ora che si torna in commissione non proverete a rimettere insieme i bulloni?

«Mi sembra che i bulloni non ci siano più».
 

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