Rosato: "Sbagliate le critiche di Moretton al segretario, forse vuole sfilarsi dal partito"

Acque agitatissime nel Partito democratico regionale. Dopo l’affondo del capogruppo Gianfranco Moretton contro il segretario Debora Serracchiani (foto), è il deputato triestino Ettore Rosato a capeggiare le 'truppe lealiste' e a difendere l’operato dei vertici del partito: "Forse Moretton fa così perché vuole sfilarsi", insinua Rosato
Gianfranco Moretton
Gianfranco Moretton
TRIESTE
«Mi sento uno dei tanti rappresentanti moderati del Pd». Ettore Rosato, già sottosegretario del governo Prodi e ora deputato, la pensa come Debora Serracchiani e non come Gianfranco Moretton. Al punto da invitare il capogruppo a smetterla con critiche, «sbagliate nel merito e mai avanzate nelle numerose assemblee regionali di questi mesi. È questo che fa la differenza tra legittimo dibattito politico e la polemica fine a se stessa».


Non ritiene dunque che il doppio ruolo tolga al segretario energie sul territorio?

Per nulla. Il segretario è presente sul territorio e il suo ruolo politico nazionale e quello di europarlamentare la rendono più autorevole e più utile al partito regionale. In un momento difficile per la politica e il centrosinistra, credo che sia preziosa la sua capacità di farsi capire e di coinvolgere i nostri elettori, e non solo quelli. Lavora bene, ma più aiutata potrebbe lavorare meglio.


Si sente rappresentato come moderato nel Pd?

Ho preso la tessera della DC nel 1987, e non recrimino nulla del percorso che mi ha portato a contribuire alla costruzione del Pd. Non siamo ancora arrivati alla sintesi del partito nuovo di cui il Paese ha bisogno, ma è proprio per questo che dobbiamo impegnarci. Il vero rischio di fuga è quello che corre un pezzo dei nostri elettori, che potrebbero essere abbagliati da un'ipotesi come quella del terzo polo, rivelatasi fallimentare negli ultimi quindici anni. Critiche corrosive come quelle di Moretton amplificano questi rischi, e lui dovrebbe saperlo bene.


Moretton sta cercando di tirarsi fuori?

Ha ricevuto la massima espressione di fiducia da parte del gruppo dirigente del Pd, che gli ha affidato la carica di capogruppo. Sono proprio le sue critiche, continue e a senso unico, che danno adito al dubbio che voglia sfilarsi. Anche per la nostra lunga comune militanza, mi auguro non sia così.


Ha la sensazione che qualcuno lo seguirebbe?

Dubito che chi ha ruoli di responsabilità nel partito e ha lavorato per costruire il Pd vorrà gettare il suo lavoro. Penso, anzi, che vorrà metterlo a frutto.

La spaccatura tra segretario e capogruppo rallenta la crescita del partito? Mi auguro che le polemiche, sempre in una sola direzione, finiscano il prima possibile perché allontanano i nostri elettori, quelli moderati e tutti gli altri.


Come giudica l'opposizione del Pd in regione?

È sempre difficile fare opposizione e comunicarla. I consiglieri regionali credo si impegnino a fondo, anche se in alcune occasioni avrei agito diversamente. Non si può però pensare che l'opposizione in regione sia affidata solo al gruppo regionale: il Pd è presente con i suoi dirigenti, amministratori e con le sue articolazioni territoriali. Partito e gruppo devono lavorare in sinergia, non in concorrenza.


Se si va a elezioni anticipate si aspetta ripercussioni in Fvg?

Quanto accade a Roma avrà ripercussioni in regione. Mi aspetto di leggere notizie incongruenti come quelle che hanno riguardato Alessia Rosolen, non il peggior assessore della giunta Tondo ma silurata per giochi di potere.


Lei ha avuto un ruolo di governo con Prodi. Da allora il centrosinistra ha fatto passi avanti o indietro?

Abbiamo perso le elezioni, ma anche una sconfitta può essere utile. Abbiamo semplificato e chiarito il quadro politico: solo per fare un esempio, nel centrosinistra alla Camera da una dozzina di gruppi parlamentari siamo passati a due. E il Pd ha fatto un percorso importante, se guardiamo a un anno fa e alle condizioni che hanno portato alle dimissioni di Veltroni: questo è un merito di Franceschini, che ha scelto di stare lealmente e costruttivamente accanto al segretario Bersani. Un esempio che dovrebbe essere seguito anche in regione.


L'alleanza vincente?
Tutti ripetiamo che vogliamo mandare a casa Berlusconi, ma poi bisogna anche farcelo rimanere, cioè bisogna vincere le elezioni. Il Pd ha lanciato la proposta responsabile di costruire il più largo e solido consenso fra le forze che si oppongono a Berlusconi. Ora occorre che anche gli altri, nel centro e nel centrosinistra, dicano con chiarezza quello che vogliono fare.

Fioroni dice no alle primarie che ne pensa?

Fioroni è stato un sostenitore di Franceschini alle ultime primarie. Le primarie sono uno strumento che il Pd si è dato con lo statuto al fine di stabilire regole di partecipazione democratica per la sua vita interna votato da tutti, e non il fine della nostra politica. Penso che la preoccupazione di Fioroni sia che delle primarie si faccia un uso improprio e controproducente.


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