Rosato: «Russo il candidato giusto per togliere il Comune a Dipiazza»

Il deputato triestino, vicepresidente della Camera e presidente di Italia Viva, apre all’alleanza: «Iniziamo un percorso e vediamo dove andiamo. Francesco ha competenze e intelligenza» 
Il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, qui durante una seduta parlamentare a Montecitorio
Il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, qui durante una seduta parlamentare a Montecitorio

TRIESTE Era il 2006, Roberto Dipiazza sindaco uscente, e il colpaccio, anche se di poco, non riuscì a Ettore Rosato. Stavolta, quindici anni dopo, Dipiazza «si può davvero battere» e il parlamentare di Italia Viva, presidente nazionale dei renziani, vicepresidente della Camera, crede che a poterlo fare sia proprio Francesco Russo, l’esponente dem con cui non sono mancati attriti, anche recenti, in occasione delle candidature alle politiche 2018. Impegnato in questi giorni «nella campagna elettorale più breve della storia», Rosato guarda alle prospettive di Italia Viva e alla sfida di Trieste.

Come cresce il partito in Friuli Venezia Giulia?

Ci radicheremo con i primi appuntamenti elettorali. Ma abbiamo già un bel gruppo di dirigenti e iscritti con cui stiamo riempiendo uno spazio politico ormai non presidiato da nessuno.

Pensavate di portar via qualche altro “pezzo” importante al Pd?

Direi di no. In ogni caso, tutti possono confermare che non ho fatto una sola telefonata per chiedere a qualcuno di venire con noi.

In città sono i giorni di Esof. Una vetrina per l’amministrazione Dipiazza in vista del voto 2021?

Continuare a valorizzare il ruolo internazionale di Trieste è un interesse di tutti, a prescindere da chi è alla guida del municipio. Non dimentichiamo, tra l’altro, che la scelta di Esof 2020 è stata fatta quand’eravamo noi al governo.

Come giudica l’operato della giunta?

Vedo Dipiazza più concentrato sulla comunicazione che sull’investimento di prospettiva. Non vorrei cadere nel solito gioco di un’opposizione che critica una maggioranza acritica, ma mi pare sia mancata una strategia di ampio respiro.

Un esempio?

Su Porto vecchio siamo alla rincorsa degli ultimi mesi disponibili. Eppure sono passati quattro anni dal finanziamento da 50 milioni del governo Renzi.

Dà per scontata la ricandidatura del sindaco?

Non è escluso che la Lega faccia valere la sua posizione di forza e avanzi un nome. Dipiazza comunque è un avversario politico, non un nemico da abbattere. Spero in una campagna sui contenuti e non sugli slogan.

Per il centrosinistra potrebbe esserci Francesco Russo. Una soluzione che la convince?

È una candidatura che può far bene, ci si può lavorare assieme. Francesco ha le competenze politiche e l’intelligenza per costruire una coalizione ampia.

Condivide l’approccio civico e l’intenzione di schierare una lista personale?

Non conosco un candidato sindaco che non pensi di fare la sua lista. Iniziamo un percorso e vediamo dove andiamo.

Ha già parlato con Russo?

Mai delle amministrative.

Italia Viva farà parte della coalizione?

Se dall’altra parte c’è l’asse Dipiazza-Lega, serve uno schieramento alternativo allo schema che governa città e regione con risultati non entusiasmanti.

Più precisamente?

Un’alleanza che abbia un profilo programmatico comprensibile e un candidato credibile: Francesco può farcela. L’idea di fare una somma di sigle, invece, non funziona.

C’è anche Azione nella vostra area. Come convivete con quest’altra costola del Pd?

La nostra storia è diversa. Noi non siamo una costola, vista la presenza in Italia Viva di numerosi eletti che nulla c’entrano col Pd. Non a caso, in metà regioni corriamo autonomi rispetto a una coalizione di sinistra. Quanto ad Azione, Renzi e Calenda faranno un’iniziativa in Puglia a sostegno di Ivan Scalfarotto. Tra chi raccoglie un voto moderato e riformista la collaborazione è naturale.

Torniamo alla città. Dopo il pasticcio dei mesi scorsi, quale ruolo per Zeno D’Agostino e per il porto?

In qualsiasi contesto mi muovo parlando di portualità e di logistica ci invidiano Zeno, manager che ha dimostrato con i fatti come si lavora. Il porto nelle sue mani è garanzia di futuro. Lì si gioca la partita più importante economicamente per Trieste.

La Cina?

Essere un terminale d’arrivo per la Via della Seta è indubbio vantaggio. Gli investimenti internazionali vanno sempre promossi, conservando però autonomia e capacità decisionale di come utilizzare le nostre infrastrutture. L’Autorità, pure su questo, si è mossa con intelligenza.

Sarà un fattore elettorale la chiusura dell’area a caldo della Ferriera?

Dipiazza lo userà in campagna elettorale. Ma, a preoccuparmi, è la sorte dei lavoratori che non hanno ancora trovato un reimpiego.

Guardando sempre a centrodestra, è tramontata l’era di Giulio Camber?

L’uomo resta sempre in agguato. —


 

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