Rosato accusa Monassi «Il Porto vecchio è tenuto in ostaggio»

Il deputato del Pd: «L’Authority triestina rema contro perché non vuole che diventi un pezzo di città. Spostare subito il 50% del punto franco»
Lasorte Trieste 18/04/2006 - Stazione Marittima - Rosato
Lasorte Trieste 18/04/2006 - Stazione Marittima - Rosato

TRIESTE. Chiedere la defiscalizzazione per le attività in Porto vecchio? Irrealistico. Mancano soldi per l’enorme riqualificazione? Ci si rivolga al governo che sta sollecitando fondi sovrani a immettere liquidità in Italia. Ma con un progetto. Altrimenti la lettura dei fatti porta a considerare che si stia come sempre lavorando “contro”. Sono le argomentazioni di Ettore Rosato, deputato Pd, all’indomani dell’approvazione da parte del governo e della commissione Esteri della risoluzione che fa definitiva chiarezza sulla libertà di spostare i punti franchi dall’area, presentata in maniera politicamente trasversale assieme al centrodestra di Roberto Antonione e Roberto Menia.

On. Rosato, che cosa ha significato veramente questo atto? Un’azione per rimarcare la necessità di “liberare” Porto vecchio? C’è ancora bisogno di questi forti messaggi?

Esatto. È un atto che punta a fare chiarezza: via tutti gli alibi. Si smetta di parlare. Si vedano finalmente dei risultati industriali per la città. I triestini, a furia di vedere da anni il Porto vecchio in quegli stati, hanno perso la consapevolezza del suo valore. Nella crisi in cui siamo, bisogna tirar fuori le risorse.

Sembra che manchino e qui starebbe il problema.

Ma non è che in tutto il mondo manchino i soldi. Arrivano lì dove c’è una promessa di redditività. Non arriveranno certo dall’immobilismo che dimostra la Regione. Bensì da mercati internazionali.

Voi parlamentari quanto siete al corrente dei lavori in corso?

Noi sappiamo che abbiamo un vincolo, che si chiama Autorità portuale, un vincolo personale, di nome Marina Monassi. Al Porto vecchio come pezzo di città non ci crede, non ci ha mai creduto, ha sempre lavorato contro.

Ma dove, in che modo?

Non fa nulla a favore, in questo senso già lavora contro. È lei la titolare dei terreni e del motore di promozione di quest’opera così rilevante. Del resto la conosciamo da un bel po’.

Quale motivo avrebbe?

La cultura politica cui appartiene ritiene che Trieste sta bene come sta, nel suo piccolo.

Anche nel porto o solo in Porto vecchio?

Assolutamente sì anche nel porto. Non fa vera promozione delle sue potenzialità. È vero che c’è la crisi e ci sono vincoli strutturali di cui la responsabilità è anche delle Ferrovie e della Regione, però questi sono i dati di fatto.

Il governo non c’entra?

L’Autorità portuale manifesta al governo una visione unica: l’unica cosa per cui l’ha interpellato è il Punto franco. Ed è profondamente riduttivo. Il Punto franco è un valore da non perdere, è chiaro ma Porto vecchio non può restare tutto Punto franco, è contro lo sviluppo dell’intera città: qui parliamo di centinaia di posti di lavoro, della rinascita economica. La classe dirigente che dimostra di non capirlo si porterà dietro un marchio di colpevolezza indelebile.

Lei è al corrente che si vuol chiedere al governo la totale defiscalizzazione nell’intera area di Porto vecchio?

Una richiesta straordinaria. Che probabilmente subito dopo verrà in mente a tutti gli altri porti italiani. Trieste non ha alcun punto in più per chiedere un regime franco non solo doganale ma anche fiscale. Legittimo provarci, per carità ma questo non deve diventare la scusa per non fare le altre cose. Si accolga la giusta idea del sindaco Cosolini: si tolga intanto il 50% di Punto franco.

Si dice che tale misura dovrebbe essere data in cambio del fatto che Trieste non chiede soldi per l’investimento. Una sorta di contropartita economica.

No, i conti dello Stato non si fanno così. Del minor gettito fiscale che ne deriverebbe lo Stato tiene conto altroché. E la cosa non sarebbe indifferente nemmeno all’Ue, sarebbe vista come un aiuto di Stato.

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