Ronchi «tolga» dei Legionari: ciclone referendum sul voto
Sinistra per Ronchi-Rifondazione comunista inserisce la proposta nel programma. Vuole tagliare il nome oppure propone: “dei Partigiani”, “del Carso” o “d’Isonzo”
Un cartello all'ingresso di Ronchi dei Legionari (Foto Bonaventura)
RONCHI DEI LEGIONARI La proposta è in bella evidenza nelle sette pagine che compongono il programma elettorale di Sinistra per Ronchi-Rifondazione comunista. Dopo il punto che parla di commercio e artigianato e prima che si passi ad analizzare la questione agricoltura, ecco che il candidato sindaco, Luigi Bon, pone all’attenzione uno dei suoi, e non solo, cavalli di battaglia del recente passato. Ovvero il “Nome di Ronchi”. «Si propone – si legge nel documento – l’eliminazione del titolo dei Legionari e, tramite referendum consuntivo, si dovrà decidere il nuovo nome del Comune di Ronchi. A titolo esemplificativo Ronchi, Ronchi D’Isonzo, Ronchi del Carso, Ronchi dei Partigiani e altri da valutare». La proposta, poi, prevede anche di rivedere la toponomastica della città e la valorizzazione della storia della Resistenza con circuiti promozionali e storici.
Dunque, ci si riprova. La proposta, quella della sinistra ronchese che corre da sola alle prossime elezioni, già nel passato ha infiammato il dibattito. E lo a maggior ragione adesso, nero su bianco, in piena campagna elettorale. Per altro respinta al mittente dagli altri candidati sindaco. Già negli anni scorsi la “rete” s’infiammò, ma si infiammarono anche le piazze della cittadina che ospitarono alcune manifestazioni dei pro e dei contro l’eliminazione del suffisso. L’analisi politica che può uscire dalla proposta di Bon è che Sinistra per Ronchi punti a raccogliere i voti di chi ha fatto la Resistenza, ma ce ne sono soltanto tre ancora in vita, ma anche di chi è vicino all’Anpi. Non fosse altro per il fatto che, nella lista, trova posto anche il capolista Marco Barone, 35 anni, fautore proprio della modifica del nome della città e, oggi, vicepresidente della sezione cittadina dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia.
La proposta, però, non ha fatto breccia nell’amministrazione di centrosinitra uscente che, più volte, ha ribadito il proprio no. Essa, poi, è legata proprio al nome del comandante-poeta che da Ronchi, nel settembre del 1919, guidò i legionari alla liberazione di Fiume. Proprio in occasione della recente commemorazione è stata lo stesso Anpi a chiedere che la municipalità ronchese non fosse ufficialmente presente. E così è stato, anche se, per voce del sindaco Fontanot, l’assenza è stata motivata da concomitanti impegni, non dalla cattiva volontà a celebrare una delle pagine della storia della città.
Ma che Ronchi e d’Annunzio non sempre siano andati daccordo è qualcosa di inconfutabile. Ci fu “maretta” anche quando venne lanciata la proposta per un monumento progettato dal professor Vincenzo Fasolo, ordinario dell’università di Roma ed eretto nel 1960. All’epoca il Comune di Ronchi dei Legionari negò la possibilità di erigerlo su un proprio terreno. E tanti, da allora, preserò posizione. Come fece, ad esempio, Paolo Zonta, presidente dell’Anpi morto alcuni anni orsono, il quale sottolineò come ai ronchesi fu negata la possibilità di decidere sul nome della loro città. Iniziò il 23 settembre del 1923 l’iter per aggiungere a Ronchi il suffisso dei Legionari. Il Consiglio comunale, il 9 ottobre, approvò la proposta dell’esecutivo guidato dal sindaco Giuseppe Berini. E già il 12 gennaio del 1924 il Comune usò il timbro circolare con la scritta “Municipio di Ronchi dei Legionari” sugli elaborati del nuovo piano regolatore comunale. Ecco che la storia ora fa di nuovo capolino in campagna elettorale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video