Ronchi rivive l’esodo con un raduno inedito in 50 anni di storia

Appuntamento senza precedenti sabato al villaggio degli esuli davanti al cippo eretto nel 1967 in un clima di scarso interesse
Bonaventura Monfalcone-04.02.2018 Quartiere dei reduci istriani-Via dell'Istria-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-04.02.2018 Quartiere dei reduci istriani-Via dell'Istria-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

RONCHI DEI LEGIONARI. Un inedito che permetterà di fare un passo indietro nella storia. La cerimonia promossa sabato dall’amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari in occasione del Giorno del ricordo si svolgerà, come mai è stato fatto, all’interno di quel villaggio che sorse proprio per affrontare e fronteggiare il dramma della profuganza del secondo dopoguerra. L’iniziativa si svilupperà davanti al cippo di via dell’Istria, dedicato proprio all’esodo, con ritrovo fissato alle 9.45 cui seguirà una breve cerimonia che prevede l’intervento di alcune autorità e che si concluderà con la deposizione di un mazzo di fiori. Il monumento fu eretto nel 1967 dalla sezione cittadina dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia in occasione del ventennale dell’esodo. Un cippo dedicato appunto alle genti istriane e dalmate che fu posto in opera a completamento della laboriosa costruzione del villaggio situato tra via dei Campi, via Verdi e la stessa via dell’Istria, destinato specificatamente agli esuli che erano giunti a Ronchi tra la fine del secondo conflitto mondiale e il 1963.

«Alla notizia dello scoprimento del monumento – ricorda lo storico Fabio Degrassi – fu data scarsa rilevanza e anche la stampa locale si allineò su tale posizione in quanto il clima politico-amministrativo era teso ormai da diversi anni, e ciò anche dopo le tante polemiche che aveva creato la realizzazione del monumento a D’Annunzio. Un momento storico testimoniato anche da Antonio Doria che, in quel periodo, faceva parte con il fratello del Comitato direttivo dell’Associazione degli esuli».

Sul posto in cui fu eretto il cippo esisteva ed esiste ancora un’icona dedicata alla Madonna che, all’epoca, venne trasferita di qualche metro. Una realizzazione che rappresenta per il Comune di Ronchi anche lo sforzo e l’impegno che l’amministrazione di allora aveva dedicato non solo al problema della casa, che nel dopoguerra era davvero una grande emergenza, ma anche all’assistenza e all’integrazione di chi era arrivato dall’Istria e dalla Dalmazia. I numeri furono importanti: 233 famiglie, per complessive 650 persone, quando la cittadina ne contava sì e no ottomila. Se, infatti, nel 1945 giunsero solo quattro famiglie, nel 1947 esse furono addirittura 156. In un primo momento vennero ospitate in due siti: nel “Castello”, nell’area dell’ex Cotonificio triestino di Vermegliano, e all’Essicatoio tabacchi di via San Lorenzo. Una soluzione che, con l’andar del tempo, si dimostrò precaria, anche sotto il profilo igienico-sanitario. Fu allora che venne decisa la costruzione del villaggio di via dell’Istria, completato negli anni Cinquanta, ma anche di altri alloggi popolari nella zona di via 25 Aprile e in via dei Raparoni.

A Ronchi, va ricordato, nel recente passato una via cittadina è stata intitolata proprio ai martiri delle foibe. E sempre sabato verrà anche ricordata Olga Di Blasi, morta in circostanze tragiche nell’Alta Istria nel 1943. Nel 2008 proprio l’Anvgd che promuove l’iniziativa aveva voluto realizzare una targa in sua memoria per ricordare il dramma da lei vissuto, che si unisce a quello di altre migliaia di persone che sono state infoibate dal regime titino di allora.

@luca_perrino. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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