Ronchi piange Ennio Barbana il coach di intere generazioni

Calciatore, giocatore e fondatore del baseball era stato soprattutto appassionato allenatore di schiere di ragazzi. Aveva 76 anni, domani i funerali a San Lorenzo 



Calciatore, giocatore di baseball, ma anche abile ed appassionato allenatore. Sotto la sua guida sono passate schiere di ragazzi che, oltre ad imparare a dare i calci ad un pallone, hanno anche capito che cosa vuol dire essere corretti ed educati sul terreno di gioco.

Ronchi dei Legionari piange uno dei suoi sportivi più illustri. All’età di 76 anni, infatti, si è spento nelle scorse ore Ennio Barbana, fisico minuto, ma grande determinazione e carisma. Lui, i primi passi su un campo da gioco li aveva mossi quando aveva 12 anni, sotto la guida del leggendario Armando Filiput, olimpionico di atletica leggera ed insegnante di educazione fisica.

Nel 1961 Barbana fece parte della formazione juniores dell’Associazione sportiva Ronchi che vinse il titolo nazionale di categoria. Ma, nel frattempo, diede spazio ad una delle sue altre passioni, il baseball. Fu, nel 1959, tra i soci fondatori dei Black Panthers, allora a fianco del presidente ed amico Alberto Calligaris.

Per molti anni alternò i diamanti in terra rossa, ad iniziare da quello raffazzonato di Vermegliano, ai campi di calcio. Gioco, proprio con la maglia amaranto, in prima squadra, indossando per anni la fascia di capitano, sino al 1976. Mediano di classe, di grande carattere, con quelle fascie alle ginocchia messe più per scaramanzia che per il fatto che potevano servirgli. Tentò anche la strada del professionismo, ma, a Torino, proprio il suo fisico esile gli giocò un brutto scherzo. Il provino con la società granata non andò come lui sperava.

Da Ronchi dei Legionari si spostò a Doberdò del Lago, raggiungendo, nella squadra del Mladost, il suo amico Franco Pivec, poi diede spazio alla sua lunga carriera di allenatore. Quasi per intero con la società di via dell’Aeroporto, guidando le formazioni giovanissimi ed esordienti e, sino a quattro anni fa, quelle pulcini e dei primi calci. Diplomatosi alla scuola d’arte, fu dapprima apprendista falegname alle dipendenze della ditta Sandrigo e, successsivamente, all’Ansaldo sino alla pensione. Un uomo dalle mille risorse che, tra le altre cose, qualche anno fa, fu anche artefice del restauro della Via Crucis nella chiesa di San Lorenzo. «È stato il mio capitano per oltre dieci anni, sin da quando entrai in prima squadra – lo ricorda Giorgio Brandolin, già presidente dell’As Ronchi calcio ed ora presidente regionale del Coni – una bandiera ed un esempio per tutti noi. Un uomo che oggi, sui campi di tutta la regione, tutti ricordano per la sua umiltà e per aver insegnato a centinaia di ragazzi l’educazione ed il comportamento in un mondo, quello del calcio, che è molto cambiato. Un ronchese innamorato della sua comunità, della sua maglia ed agli amici sinceri».

Ennio Barbana lascia la sorella Annamaria, il fratello Sergio, ex calciatore nelle fila del Massa, i cognati, le nipoti e quei due grandi amici che sono stati, sino all’ultimo suo respiro, Paola Conte e Franco Pivec. I funerali si svolgeranno domani, alle 11. 30, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, mentre dalle 10 la salma sarà composta nella cappella dell’ospedale di San Polo. —



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