Ronchi ora si ribella al postino che suona solo a giorni alterni
RONCHI DEI LEGIONARI. Il postino suona sempre due volte. Magari fosse ancora così. Bei tempi. A Ronchi dei Legionari, ma non solo, il portalettere, da qualche mese a questa parte, arriva nelle case, negli uffici o nelle aziende a giorni alterni. Si taglia, si ridimensiona, si razionalizza e così i dieci postini attivi nella cittadina alternano la loro presenza nelle varie zone del territorio comunale.
Non senza disagi. Così, ad esempio, le bollette per il pagamento delle utenze arrivano il giorno stesso o addirittura nella giornata successiva alla loro scadenza, i quotidiani sono quelli del giorno prima ed anche altre missive arrivano con sensibile ritardo. Una questione che ha già acceso il dibattito, dato vita a diverse forme di protesta, spingendo la giunta municipale ad approvare uno specifico ordine del giorno che è stato inviato, tra gli altri, alla Camera dei deputati, al Senato, al ministero dello Sviluppo economico, a quello dell’Economia e delle Finanze, al ministero delle Autonomie e degli Affari regionali, al Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Conferenza delle Regioni e agli assessori regionali competenti in materia.
Punta a tornare al passato e a rendere minori i disagi alla popolazione che sfiora i 12mila abitanti e può contare su un solo ufficio postale, quello di via Fratelli Cervi, aperto comunque sino alle 19.
Posta ordinaria, raccomandate, bollette dell’energia elettrica o del gas, ma anche biglietti di auguri o partecipazioni di nozze vengono recapitate un giorno sì ed un giorno no. E, magari, quando la zona da servire è più ampia, ecco che i portalettere hanno i ciclomotori pieni zeppi di corrispondenza da smistare. E dire che, nel 2014, si era parlato di rivoluzione, quando, anche nella cittadina, arrivò il “postino telematico”, capace di offrire, direttamente a domicilio, servizi che vanno dall’accettazione di conti correnti, alle ricariche telefoniche e sino all’accettazione delle raccomandate. Ma alcuni mesi orsono, ecco che si è giunti al ridimensionamento a giorni alterni della consegna della corrispondenza.
«Nei piccoli e medi Comuni, negli ultimi decenni - dice il sindaco, Livio Vecchiet - il servizio postale, grazie alla rete degli sportelli e alla consegna della corrispondenza, ha permesso il mantenimento di un servizio fondamentale per la coesione della comunità. Un servizio che non deve essere disperso». Poste Italiane ha annunciato di voler procedere, nel corso dell’anno 2017, con la riduzione della consegna della corrispondenza in 2.632 Comuni, che si sommano ai 2.632 dove la corrispondenza viene consegnata cinque giorni su quattordici già dal 2015 e dal 2016. E sulla base di un accordo con governo e Federazione degli editori, ha attivato una rete parallela di consegna dei quotidiani e dei settimanali che tocca 1.900 Comuni italiani, escludendo completamente le aree montane e interne del Paese. Ecco il perché di questo ordine del giorno dell’esecutivo ronchese. «Poste Italiane - si legge nel documento - riceve significativi contributi da parte dello Stato nell’ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l'erogazione dei servizi postali essenziali. Eppure il piano di riorganizzazione previsto dall’azienda, al momento sospeso nella sua applicazione, prevederebbe, a livello nazionale la chiusura di 455 uffici postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici».
Questa razionalizzazione rischia di tradursi «in gravi disservizi per la popolazione, soprattutto per i residenti anziani, che si troveranno a non poter usufruire di servizi essenziali quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a fare lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni o affrontare frequenti e difficili spostamenti, su territori particolarmente disagiati». E per questo si chiede di tornare alle origini.
@luca_perrino
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