Ronchi, muore nel sonno la pediatra Scornavacca: una vita dedicata ai bambini

Aveva 62 anni. Era attesa in studio a Ronchi, l’assistente ha chiamato il figlio, che l'ha trovata a letto, esanime

RONCHI S’è addormentata nella notte, la morte pur improvvisa e inattesa l’ha avvolta tra le braccia con la delicatezza e la serenità che meritava, un animo gentile, la dolcezza, la disponibilità e l’umanità di una donna dedicatasi agli altri, soprattutto ai “suoi bambini”. Giuseppina Scornavacca si è spenta ieri mattina, all’età di 62 anni, nella sua abitazione.

Pediatra di valore e capacità, era appassionata della sua professione come se le fosse stata ritagliata addosso dal destino. Era una missione, l’amore verso i piccoli pazienti la rendevano instancabile, un riferimento per la comunità ed il territorio. Nel suo ambulatorio, in via Giuseppe Verdi, studio associato condiviso con le colleghe, Francesca Carrara e Manuela Del Santo, ieri avrebbe dovuto, come sempre, prendere posto e indossare il camice. Attesa dalla segretaria, erano circa le 9 e ancora non era arrivata.

Un ritardo insolito, l’assistente, preoccupata, ha preso in mano il telefono e ha contattato il figlio Nicola. Il giovane ha raggiunto l’abitazione, una villetta a Ronchi. L’ha trovata sul letto, ormai esanime. Il decesso sarebbe avvenuto nel corso della notte, attorno all’una. Il suo grande cuore non l’ha avvisata che sarebbe ceduto. Giuseppina era sola a casa, il marito, Salvatore Penso, era rimasto a Grado, aveva trascorso la notte dalla madre anziana. E ieri mattina l’immenso dolore e la corsa a Ronchi.

La notizia della scomparsa della dottoressa Scornavacca s’è diffusa rapidamente, gettando nell’incredulo sconforto tante persone, colleghe, amici e quanti avevano avuto la fortuna di conoscerla. Un’ondata di affetto ha raggiunto i familiari, la testimonianza di quanto fosse ben voluta e stimata. «Il telefono continua a squillare... ha seminato bene», ha spiegato Nicola, la voce incapace di trattenere il pianto, mentre il padre accoglieva gli amici più stretti che si sono presentati per un abbraccio, una calda stretta di mano. «È successo nel sonno, non ha sofferto - ha continuato il giovane -. Si dedicava agli altri. Una mamma stupenda. La sua professione di pediatra rappresentava una vera missione di vita».

La comunità scossa, lo slancio di un affetto che non si può misurare. Giuseppina Scornavacca, di origini siciliane, era giunta a Monfalcone all’età di 16 anni, con i genitori, il padre lavorava per l’Inail, una sorella, Donatella. Aveva frequentato il liceo scientifico Buonarroti, poi l’università a Trieste, fino a conseguire la specializzazione in Pediatria, seguita dal tirocinio all’Istituto Burlo Garofolo. L’apertura dell’ambulatorio a Ronchi, in via Roma, nel tempo è seguito il trasferimento con l’avvio dello studio medico pediatrico associato in via Verdi. L’incontro con Salvatore, infermiere al San Polo, il matrimonio, un rapporto profondo, coronato poi dall’arrivo di Nicola, diventato ingegnere. Faceva parte del sindacato dei Pediatri, impegnata a portare avanti le istanze della categoria. Prima gli altri, prima i suoi bambini, dei quali amorevolmente e con capacità riconosciuta da tutti si prendeva cura.

L’assessore Michele Luise ricorda quando l’aveva conosciuta: «Ero arrivato a Monfalcone nel 1979, la mia casa era vicina alla sua, Giuseppina stava studiando per conseguire la laurea – racconta con la tristezza dentro –. Era una donna eccezionale. È una grande perdita professionale, lascia un vuoto incolmabile, è davvero un colpo difficile la sua improvvisa scomparsa». Luise ha appreso la tragica notizia dal direttore del Distretto, dottor Carlo De Buono: «Stavamo parlando dei medici di Medicina generale, quando mi ha messo a parte della scomparsa di Giuseppina. È venuto a mancare un riferimento, anche per le colleghe, formavano una famiglia, in un importante interscambio con i professionisti dell’ospedale di Monfalcone e del Burlo Garofolo. Una brava persona, aveva tutte le carte in regola come pediatra». Giuseppina era sempre e comunque disponibile verso gli altri. Anche quando, a fine giornata, le colleghe la chiamavano per esporre dubbi o sottoporle questioni mediche. Con la sua dolcezza ed esperienza non mancava mai un rassicurante consiglio».—

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