Ronchi, esplusi cinque macedoni: inneggiavano all'Isis

L'annuncio del ministro Alfano, indagini su Facebook: si rallegravano delle stragi. Indagini coordinate dal procuratore di Trieste Carlo Mastelloni insieme alla Digos di Trieste e Gorizia
Guerriglieri dell'Isis
Guerriglieri dell'Isis

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha voluto annunciarlo di persona: «In esecuzione di un mio decreto sono stati espulsi, per motivi di sicurezza nazionale, cinque cittadini macedoni che risiedevano a Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia, a seguito di lunghe e complesse indagini avviate due anni fa dalla Digos di Trieste e dalla Procura della Repubblica su un account Facebook, dove venivano postati innumerevoli video e documenti a sostegno dell'autoproclamato Stato islamico».


Il ministro Alfano spiega come «gli stranieri monitorati avevano esternato la loro esultanza in occasione dei diversi, recenti attacchi terroristici compiuti in Europa e avevano sempre giustificato le azioni dei miliziani dello Stato islamico, anche le più crudeli, come le torture e le esecuzioni dei prigionieri».


«Gli approfondimenti eseguiti sul profilo social - aggiunge il ministro - hanno permesso d’individuarne il titolare (un 28enne macedone) e di estendere le attività investigative ad altri soggetti che utilizzavano le proprie pagine Facebook per acquisire e diffondere messaggi di propaganda jihadista, in particolare, due fratelli macedoni di 31 e 28 anni, cognati del titolare del profilo, insieme ai quali, tra l'altro, veniva gestita una società che operava nel settore dell'edilizia». «Le attività investigative - dice ancora Alfano - hanno documentato l'odio ideologico-religioso che accomunava questi stranieri, nonché il padre dei due fratelli, di 52 anni, e la moglie 32enne di uno di loro, tutti fanatici seguaci dell'autoproclamato Califfato, che più volte avevano parlato con disprezzo dell'imam e della comunità islamica locale perché ritenuti “moderati” e aperti agli influssi occidentali»

Il procuratore della Repubblica di Trieste Carlo Mastelloni ha comunicato che il reato contestato a due dei cinque macedoni espulsi è “Fatti di apologia in relazione a delitti di terrorismo commessi attraverso strumenti informatici”.

I cinque macedoni «sono stati scortati dalla Digos fino a Roma da dove una scorta internazionale li porta in Macedonia. Salvo a non ritrovarceli qui, sotto mentite spoglie, tra qualche mese» ha aggiunto Mastelloni.

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