Ronchese terrorizzò la ex monfalconese con coltelli e mazze da baseball: va a processo
Contestati a un 46enne reati che vanno dallo stalking al sequestro di persona. La vittima, una donna di 56 anni, aveva trovato la forza di ribellarsi
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S’erano conosciuti tramite amici comuni e il loro rapporto aveva subito assunto le caratteristiche di una relazione sentimentale. Almeno queste sembravano le premesse, purtroppo svanite rapidamente e sfociate in una storia di violenza e paura. Quella relazione, infatti, aveva finito per deteriorarsi nello spazio di sole tre settimane assumendosi contorni così pericolosi da spingere la donna, una monfalconese oggi di 56 anni, impaurita e in uno stato d’ansia tale da temere per il proprio stato di incolumità, a rivolgersi ai carabinieri per presentare denuncia. Al Tribunale di Gorizia è in corso il processo a carico di un ronchese di 46 anni, A.S. le sue iniziali, accusato di stalking, violazione di domicilio, fino al sequestro di persona. Rientra anche l’ipotesi di accusa di minaccia aggravata, nonché l’utilizzo di «oggetti atti ad offendere», nello specifico una mazza da baseball ed un coltello da cucina, branditi in luogo pubblico.
Il divieto di avvicinamento
I fatti risalgono all’ottobre 2022. Nei confronti dell’uomo, a seguito della denuncia formalizzata dalla donna, era stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento. La monfalconese, all’epoca 53enne, era stata costretta a rifugiarsi nell’abitazione di un’amica, fino a cambiare il proprio domicilio. Ciò che emerge dalla ricostruzione della pubblica accusa, è una vicenda decisamente pesante. Su tutto, l’episodio che aveva indotto la donna a farsi coraggio e a rivolgersi alle forze dell’ordine. Era stato quando, la sera del 28 ottobre, l’uomo s’era introdotto nella sua abitazione, attraverso una porta finestra della cucina lasciata «involontariamente» aperta dal figlio della monfalconese, per infilarsi nel suo letto costringendola a «stare abbracciata» a lui per l’intera notte.
Una relazione da incubo
Una relazione, dunque, rivelatasi un incubo fin dai suoi esordi. S’erano conosciuti il 6 ottobre di quel 2022, e a soli cinque giorni di distanza erano scaturiti i primi segnali d’allarme. Nella circostanza specifica, la donna lo aveva invitato a casa per condividere la cena, durante la quale lui le aveva proposto la convivenza. Proposta che lei aveva rifiutato spiegando di voler mantenere la propria indipendenza. Tanto era bastato a suscitare nell’uomo un’improvvisa reazione aggressiva: preso dall’ira, infatti, aveva iniziato a danneggiare tutta una serie di oggetti di casa, inducendo la donna a scappare. Il giorno successivo l’uomo l’aveva raggiunta sul posto di lavoro, presentandosi nel suo ufficio con una mazza da baseball: un vetro “anti Covid” era stato ridotto in schegge, semidistrutta anche una scrivania. La donna l’aveva invitato ad andarsene, lui s’era allontanato, salvo tornare mezz’ora dopo sostando all’esterno dell’attività con la sua bicicletta esibendo in questo caso anche un coltello da cucina piantato nel sellino. A quel punto era stato richiesto l’intervento della Polizia locale, con l’arrivo di due agenti. Non erano mancate le discussioni con il figlio della donna, ripetute anche le minacce. Fino ad avventarsi contro la donna prendendola per il collo. Nell’ambito del procedimento, la donna ed il figlio, parti civili rappresentate dall’avvocato Andrea Pellegrini, hanno reso l’esame testimoniale, durante l’udienza successiva sono stati ascoltati gli agenti della Municipale di Monfalcone. A rappresentare la difesa è l’avvocato Alessandro Feri.
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