Ronchese aggredito in Slovenia dopo un volo con il parapendio
RONCHI Di tutte le disavventure che pensava di poter vivere, nel decollo con il suo parapendio, il mezzo di volo libero più semplice e leggero, quella di finire dopo l’atterraggio aggredito da uno sloveno e derubato di una telecamera GoPro del valore di 400 euro, oggi molto in voga tra gli sportivi, era sicuramente la più impensabile. Invece è quanto subìto, sabato 5 settembre, dal pilota ronchese Massimo Porta, 55 anni, nella campagna di Aisovizza, frazione di Nova Gorica, sulla sponda destra del fiume Liaco. Il volo spensierato oltre confine si è concluso con un taglio in testa, poi suturato al Pronto soccorso di Gorizia con tre punti e, il giorno seguente, con la denuncia dell’accaduto alla Polizia slovena. La vicenda è rimbalzata perfino sul Primorske novice.
Porta, pilota di parapendio spesso avvistato dalle parti di Marina Julia sull’altro suo mezzo a motore, con cui non di rado si allunga fino alla laguna di Venezia, oppure nel golfo di Panzano con il kitesurf durante le giornate di bora, si trovava sabato pomeriggio in quella località collinare, a ridosso del bosco di Ternova, a quota 580 metri. Sfruttando le correnti termiche, aveva poco prima condotto il volo in tandem con una passeggera. Un’operazione di routine, infatti il ronchese detiene regolarmente un abbonamento annuale (sui 30-40 euro) per decollare e atterrare in quell’area. Stavolta però, messi i piedi a terra, gli si è parato davanti un uomo che non conosceva. «Uno sloveno – racconta – mi ha chiesto una tassa di atterraggio che di solito, lì, è pari a 5 euro. La chiamano “vignetta”. Mi sono sfilato il casco a cui avevo allacciato la Gopro e l’ho affidato alla passeggera, così da aprire la zip e prendere il taccuino. Quindi ho sporto la banconota da 5 euro, ma l’individuo in questione ne pretendeva 200».
«Siccome mi sono rifiutato, perché la cifra appariva spropositata – prosegue –, lui si è girato verso la donna, l’ha spinta e si è impossessato del casco, fuggendo via». Allora Porta, sganciati i moschettoni del parapendio, si è lanciato all’inseguimento fino a raggiungerlo, ma a quel punto l’imponderabile. «Non me l’aspettavo, effettivamente – racconta il pilota –: lo sloveno si è voltato e mi ha colpito col casco in testa». Una lacerazione profonda, sul lato sinistro, due dita sopra la tempia. Ci vorranno, in seguito, tre punti per ricucirla. «E siccome sono rasato – precisa – mi resterà la cicatrice per sempre». Scioccato, Porta ha fatto quindi rientro al parcheggio, trovando, proprio in quell’area il tizio, che nel frattempo aveva gettato il casco a terra, recuperato poi dalla passeggera, e portato via la telecamerina.
«Se l’è tenuta – conferma Porta – non so se c’entrasse con il fatto che il dispositivo poteva aver ripreso la scena, fatto sta che si è volatilizzato». Un altro giovane sloveno ha provato a soccorrerlo, chiedendo la restituzione dell’apparecchio, ma niente: «L’uomo è salito su un furgone e si è dileguato». A Porta non è rimasto altro che dirigersi all’ospedale del capoluogo isontino per chiedere assistenza. E il giorno seguente, forte anche di due testimoni presenti alla scena, si è deciso a rivolgersi alla Polizia slovena. Le indagini sono in corso. «Volo da 19 anni – aggiunge Porta – e mai mi è accaduto un “incidente” del genere. Da noi, in Friuli o a Trieste, nessuno esige alcuna tassa per atterrare. E anche in Slovenia, per esempio a Brestovizza dove spesso mi capita di volare con gli amici, non si paga alcunché».
«Non ho nessun problema con gli sloveni e tornerò sicuramente ad Aisovizza – conclude Porta –. Non ho dubbi si sia trattato di un caso isolato, ma sono rimasto davvero sconcertato da questo episodio e pertanto mi sono deciso a renderlo pubblico. Anche perché quello del parapendio è davvero uno sport bello, dove ho sempre riscontrato molta solidarietà: capita, quando si sbaglia punto di atterraggio e si finisce distanti, di essere recuperati anche da persone che si conosce appena. C’è spirito di condivisione». –
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