Romoli: «Ci dicano dove sono i resti dei goriziani»

L’appello del sindaco alla cerimonia dell’Anvgd in occasione del Giorno del ricordo. Consegnati dal prefetto Zappalorto i riconoscimenti ai parenti delle vittime. La drammatica testimonianza dell’esule Vivoda
Bumbaca Gorizia 10.02.2014 Giornata del Ricordo - Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 10.02.2014 Giornata del Ricordo - Foto Pierluigi Bumbaca

«Dobbiamo fare il possibile per sapere ancora dove sono stati infoibati i nostri concittadini e i nostri cari, per poter avere un luogo dove portare un fiori». Così, con un auspicio per il futuro, il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ha chiuso ieri sera il suo intervento alla cerimonia per il Giorno del Ricordo che si è svolta alla Fondazione Carigo di via Carducci, a Gorizia. Un intervento nel quale il sindaco si è detto onorato di aver fatto parte del Parlamento che votò per l'istituzione di questa giornata tanto significativa.

All'incontro organizzato come ogni anno dall'Anvgd hanno preso parte tutte le autorità civili e militari della città e al microfono si sono alternati per un saluto e un intervento la presidente goriziana dell'Anvgd Maria Grazia Ziberna, il presidente nazionale Rodolfo Ziberna – che ha ricordato come ancora oggi sui libri di scuola la storia delle foibe e dell'esodo non trovi adeguato spazio – e il presidente della Lega Nazionale di Gorizia, Luca Urizio.

Poi il prefetto Vittorio Zappalorto ha consegnato i riconoscimenti ai discendenti delle vittime delle foibe: gli insigniti di quest'anno sono stati Valentino Andaloro, in memoria del nonno Giuseppe, carabiniere catturato dai partigiani e presumibilmente infoibato a Tarnova, Chiara Bregant in memoria del nonno Ciro Di Pietro, guardia carceraria deportata in Jugoslavia e mai più tornata, e Giannetto Solinas, in memoria del padre Giovanni, militare prelevato dai titini a Gorizia e infoibato a Comeno.

Ma uno dei momenti più toccanti della cerimonia è stato senz'altro l'intervento dello storico e giornalista Lino Vivoda, esule di Pola che ha ricordato il dramma di quegli anni vissuto sulla sua pelle. Da quel giorno del 1943 in cui sono iniziati i rastrellamenti dei tedeschi (ai quali scampò per un pelo), alla strage di Vergarolla che costo la vita, tra i tanti, al suo fratellino di soli otto anni.

«E poi l'odissea dell'esodo, con l'interminabile viaggio che mi ha portato a La Spezia, dove ho vissuto per otto anni nel campo profughi che, infine, sono riuscito a far chiudere dopo sedici anni. Dal ’92 mi impegno per riallacciare i rapporti tra gli esuli e coloro che sono rimasti a Pola e parlo spesso nelle scuole, dicendo ai giovani quanto è assurda la guerra e quanto sono fortunati a vivere in quest'Europa che avrà anche tante contraddizioni, ma non ha più confini».

La serata si è chiusa con la proiezione di alcuni filmati sull'esodo e le foibe dell'Istituto Luce, mentre il pomeriggio si era aperto con due cerimonie ufficiali: prima, alle 16.30, il questore Piovesana ha deposto una corona d'alloro ai piedi della lapide collocata in Questura e dedicata agli agenti deportati e trucidati nel maggio 1945, poi alle 16.45 tutte le autorità cittadine hanno reso omaggio al monumento di Largo Martiri delle Foibe.

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