Romania, ecco il tour Ceausescu

Per rilanciare il turismo Bucarest organizza un percorso lungo le tappe del defunto Conducator

BELGRADO

Troppo facile e scontato puntare solo sulle bellezze naturali e paesaggistiche, sulle passeggiate sui Carpazi o in riva al Mar Nero. O sull’ormai usurato appeal del castello del conte Dracula. Per dare impulso al turismo nazionale, la Romania punta ora su una carta inedita: Nicolae Ceausescu. È l’ex dittatore l’asso estratto dalla manica dal ministro per il Turismo di Bucarest, la vistosa Elena Udrea.

L’idea è semplice: per attrarre turisti stranieri, magari nostalgici di un periodo cupo e gramo che non hanno vissuto sulla propria pelle, si organizzi un «percorso rosso» che tocchi i luoghi simbolo del vecchio regime. Tra le tappe: la casa natale del “Conducator” nel paesino di Scornicesti, la prigione Doftana, dove il futuro leader fu rinchiuso dal ‘36 al ‘38 per attività sovversive, il faraonico Palazzo del Parlamento, alcune delle abitazioni della famiglia, il muro contro il quale un plotone d’esecuzione eliminò Ceausescu dopo uno sbrigativo processo-farsa. «Abbiamo capito che c’è un forte interesse da parte dei turisti, in particolare da quelli di Paesi ex comunisti, di visitare i posti dove Ceausescu ha trascorso la vita.

La maggior parte di essi si trova a Bucarest, perché sono i più accessibili, ma una tappa condurrà anche al sito dove è stato fucilato assieme alla moglie Elena», ha spiegato alla stampa il ministro. «Ci auguriamo che ciò che ci ha portato in passato tanti problemi diventi oggi un prodotto turistico di successo», ha aggiunto. L’idea non è nuova: percorsi turistici “di regime” sono comuni anche in altri Paesi dell’ex blocco socialista. Dai tour a Berlino Est che solleticano la “Ostalgie”, la nostalgia della DDR, ai viaggi sul “Treno blu” che scorrazzò Tito in Jugoslavia fino al 1980. E Bucarest non poteva mancare all’appello.

«Sarà un percorso di nicchia», spiega un agente di turismo della capitale romena, ma potrà sicuramente aumentare la visibilità del Paese all’estero e il numero dei viaggiatori che ogni anno vi fanno tappa: oltre 7 milioni nel 2010, tra questi 300mila italiani. L’idea di valorizzare commercialmente l’immagine e la storia del padre-padrone della Romania non sembra preoccupare il ministero del Turismo. Secondo i sondaggi, oltre il 50% dei romeni pensa che la vita fosse migliore sotto il regime, nonostante le privazioni economiche e le limitazioni della libertà personale. E il 40% ritiene che il comunismo fosse una cosa buona. Ma è etico fare marketing sul dittatore «in un Paese dove le ferite del comunismo sono ancora aperte e tanta gente è stata arrestata o perseguitata a causa delle proprie opinioni», scrive sulle colonne del quotidiano “Romania Libera” la giornalista Sabina Fati.

La risposta la dà lei stessa: «I tiranni continuano a sedurre e a esercitare un’attrazione perversa anche dopo morti. I Paesi democratici però evitano di alimentare questo fascino. Difficile immaginare la Spagna organizzare un “percorso Franco”». Difficile ma non impossibile. Sia Franco, sia Ceausescu appartengono ormai alla storia. Basta raccontarla con scrupolo, senza nascondere i crimini da loro commessi neppure ai turisti più inconsapevoli.

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