Roma rinvia ancora la crisi Burgo

Il tavolo al Mise slitta per la seconda volta senza motivazioni. Cisl preoccupata: «Tempo perso»
Di Massimo Greco

DUINO AURISINA. Crisi Burgo, secondo rinvio consecutivo del tavolo ministeriale: la prima convocazione era stata fissata all’8 maggio, poi fu spostata al 22 (cioè a oggi), infine nuovo slittamento a venerdì 9 giugno alle ore 12.

La Cisl, prima sigla nella cartiera di San Giovanni, è spazientita e preoccupata, tant’è che Massimo Albanesi, segretario regionale di categoria, ha scritto al ministero, per conoscere le ragioni che hanno motivato l’ennesimo procrastinarsi di un confronto decisivo con l’azienda e con le istituzioni. E il ministero, per il tramite del responsabile “vertenze critiche” Giampietro Castano, si è limitato a confermare luogo, data, orario dell’aggiornamento: insomma, nome e numero di matricola, come i prigionieri di guerra.

Albanesi cerca di sdrammatizzare - «con questi due tavoli annullati abbiamo già sprecato 300 euro di biglietti ferroviari» - ma in realtà non vede chiaro in questo continuo valzer di date “al buio”, non gli è dato sapere neppure il “chi” e il “perchè” alla base degli spostamenti. In termini di galateo istituzionale, francamente non entusiasmante.

«Ma la questione di fondo - spiega il sindacalista - è che per ogni settimana che passa, gettiamo alle ortiche preziosi periodi di ammortizzatore sociale. Un mese già bruciato tra maggio e giugno». Albanesi allude al contratto di solidarietà, che è stato prorogato per un altro anno il 1° febbraio scorso e che scadrà il 31 gennaio 2018.

Al 9 giugno saranno trascorsi due mesi e mezzo dall’ultimo appuntamento ministeriale con la Burgo: era lunedì 20 marzo quando l’amministratore delegato del gruppo, Ignazio Capuano, con una radicale virata rispetto alla linea finora tenuta, aveva prospettato la cessione di un ramo d’azienda all’interno della fabbrica duinese, per realizzare la riconversione della “linea 2” nella produzione dell’ormai mitico cartoncino da imballo.

In altri termini, l’ipotesi allora aleggiata allo Sviluppo Economico avrebbe previsto la divisione in due dello stabilimento, con due imprenditori distinti. Capuano, senza pronunciare nomi, aveva fatto riferimento all’interessamento manifestato da un industriale italiano. Se questa manovra fosse andata a buon fine, sarebbe stato possibile recuperare un’ottantina di posti, a sollievo dei 125 esuberi sull’attuale organico di 340 addetti.

In quella sede e in quella circostanza la Regione, rappresentata dall’assessore Loredana Panariti, aveva confermato la volontà dell’amministrazione di supportare l’operazione con incentivi mirati e con sostegni all’occupazione.

Da allora sulla sorte della Burgo a Duino è calato un inquietante silenzio. Albanesi fa un po’ di conti: «Con la solidarietà in scadenza ai primi del 2018, ce la farà un eventuale nuovo imprenditore a insediarsi, a prendere in carico un’ottantina di persone, a commissionare impianti che non si costruiscono in mezza giornata e che costano decine di milioni?». Mentre Duino aspetta, il mercato si evolve e i principali attori del settore non stanno fermi.

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