Roma riapre il Cie di Gradisca, è di nuovo scontro

GRADISCA. Torna a riaprirsi un caso-Cie a Gradisca. Al Viminale c'è chi evoca la sua riapertura e chi, invece, almeno per ora frena. Il “giallo” scaturisce da un documento intitolato “Roadmap italiana” presentato dal Ministero dell'Interno il 28 settembre.
Gradisca e Milano Il dossier illustra un piano d'azione con cui fronteggiare il fenomeno migratorio nello Stivale, elaborato in conformità all'Agenda europea: vi si analizzano flussi, strutture e possibili modelli nell'affrontare il fenomeno. Nel testo si sostiene la necessità di riaprire i Cie di Gradisca (ora riconvertito a centro di accoglienza) e Milano. Uno scenario a suo tempo ipotizzato anche dall'ex prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto. Ma su questa soluzione operativa sembra esserci divergenza di vedute fra ambienti della Polizia di Stato, che la sostengono, e del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, che ci vanno più prudenti.
La reazione del sindaco «Sono a conoscenza dei contenuti di quel documento – conferma il sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig – ma la riapertura del Cie come mera struttura di detenzione amministrativa e identificazione mi sembra al momento, e per fortuna, piuttosto remota. Una netta contrarietà a riguardo – argomenta Tomasinsig – è stata espressa anche di recente dalla Regione e dallo stesso Comune al prefetto Mario Morcone, del Dipartimento immigrazione del Viminale. Al ministero sanno bene che in Fvg si sta attuando un differente modello di accoglienza, diffuso sul territorio. All'ex Cie ci sono oggi 200 richiedenti asilo, più i 200 del vicino Cara, e mi chiedo come e dove potrebbero essere ricollocate queste persone se la struttura fosse nuovamente riconvertita a carcere. Svuotare il Cara per ritrasformarlo in Cie non mi sembra un piano attuabile vista l'attuale, delicata situazione in provincia di Gorizia».
I Cie in Italia Certo è che a pagina 14 il dossier non usa troppi giri di parole: «Una politica di rimpatrio forzato sostenibile ed efficace – vi si legge - implica l’aumento del numero di posti nei Cie nazionali, attraverso la riapertura del Cie di Milano (132 posti) e Gradisca d’Isonzo (248 posti), dove poter attuare tutte le procedure necessarie per il rimpatrio forzato dei migranti irregolari». Gradisca e Milano andrebbero a integrare i Cie ancora oggi attivi nel Paese: Bari (112 posti), Brindisi (83), Caltanissetta (96), Crotone (30), Roma (250), Torino (180) e Trapani (204).
Per la struttura di Gradisca si tratterebbe dunque di un ritorno – inaspettato - all'antica funzione. Dal 2006 al 2013 il Cie (ex Cpt) di Gradisca ha funzionato come centro di identificazione ed espulsione di migranti irregolari. Chiuso per inagibilità dopo i tumulti del 2013, è stato in parte riconvertito – sulla carta solo temporaneamente – in centro di accoglienza per l'emergenza profughi nel Goriziano. Una sorta di “appendice” del vicino Cara. Di fatto oggi le due strutture isontine ospitano 400 profughi.
Hub e hotspot Ma la “roadmap” del Viminale sembra poter suggerire un parziale cambio di rotta per una delle due strutture. Come spiega il documento, il sistema di regolazione del flusso migratorio è suddiviso in due livelli: gli hotspot, a livello nazionale, e gli hub regionali. L'intento è canalizzare gli arrivi in una serie di località selezionate (gli hotspot) ove vengono effettuate tutte le procedure previste come screening sanitario, pre-identificazione, registrazione, foto-segnalamento e rilievi dattiloscopici degli stranieri. Dopo l’espletamento delle attività di screening sanitario, preidentificazione, di quelle investigative/intelligence, e sulla base dei relativi esiti, secondo la roadmap entrano invece in campo gli hub: Cie, Cara, centri di prima accoglienza. «Le persone che richiedono la protezione internazionale saranno trasferite nei vari “regional hub” presenti sul territorio nazionale - dice il documento - mentre le persone in posizione irregolare e che non richiedono protezione internazionale saranno trasferite nei Centri di identificazione ed espulsione». I Cie, appunto.
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