Roma invia altri cento militari a Gorizia: il Fvg invoca la chiusura dei valichi minori

TRIESTE Il ministero dell’Interno invia nel goriziano altri cento militari per far fronte ai flussi migratori in ingresso dalla rotta balcanica. Ma la Regione rilancia invocando la chiusura dei valichi minori, da parte di Roma, e stanziando fondi per i Comuni che utilizzeranno la Polizia locale a pattugliamento degli snodi di transito con la Slovenia.
La misura del Viminale guarda nello specifico ai centri per migranti di Gradisca, che lo Stato vuole presidiare allo scopo di prevenire eventuali ulteriori fughe di massa, dopo i casi di Pian del Lago (Caltanissetta) e Porto Empedocle (Agrigento): dalle strutture di accoglienza delle due località siciliane sono di recente fuggite rispettivamente 184 e circa 100 persone, quasi tutte presto rintracciate. Nella serata di lunedì è arrivato dunque l’annuncio della ministra Luciana Lamorgese a proposito dei 100 soldati in arrivo nel goriziano, oltre che di ulteriori 300 militari che saranno mandati in Sicilia
La Prefettura di Gorizia attende disposizioni: «I termini di questo ulteriore rinforzo ci devono ancor essere comunicati», spiegano dall'Ufficio territoriale di governo, precisando che a Gradisca finora non si sono verificati episodi di allontanamento. I cento uomini andranno a presidiare innanzitutto il Cara, sommandosi ai 75 che già da alcune settimane controllano i confini, nonché ai 50 che stanno operando nella sorveglianza dell’altro centro per migranti gradiscano.
Stiamo parlando del Cpr, ovvero la struttura di detenzione per irregolari in attesa di espulsione dove la tensione è altissima: nel fine settimana rivolte, incendi ed episodi di autolesionismo hanno preceduto un maxi-rimpatrio di 13 persone di nazionalità tunisina. Alcune settimane fa è inoltre morto un cittadino albanese, per una presunta intossicazione da farmaci. Accanto a queste in era Covid è stata allestita un’ulteriore struttura da una sessantina di posti, destinata alla quarantena dei profughi rintracciati lungo il confine italo-sloveno. Si tratta di un “villaggio” di tende e case prefabbricate, che in queste ore si sta riempiendo nuovamente.
Tornando al Cpr, negli scorsi giorni è stato visitato dalla deputata M5S Sabrina De Carlo, che rileva come al suo interno non è garantito «il rispetto dei diritti umani universali. Rappresenta inoltre un pericolo per l'incolumità degli operatori, degli stessi migranti e delle forze dell'ordine. Serve una revisione dei capitolati ministeriali per permettere agli operatori di lavorare in condizioni adeguate, altrimenti l’unica alternativa è la chiusura ». La deputata del Pd Debora Serracchiani esprime soddisfazione per la scelta di Lamorgese di inviare i cento soldati, anche allo scopo di pattugliare la frontiera terrestre goriziana: «Non si tratta di chiudere i valichi ma di sapere chi arriva, da dove e in che condizioni di salute: vale per i comuni cittadini come per i rintracci di migranti. I militari sono un segno che il problema del contenimento del virus viene affrontato. Ma non bastano. Serve una più intensa iniziativa dell'Italia e dell'Ue verso i Paesi dei Balcani»
Di parere opposto è l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti (Lega), secondo cui è «necessario un intervento del governo che disponga l’immediata chiusura di tutti i valichi minori tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, presidiando quelli maggiori e utilizzando strumenti tecnologici (a partire dai droni dotati di camere termiche messi a disposizione dalla Regione, ndr) per monitorare le aree di confine. Così si può evitare che i problemi legati all’immigrazione si sommino a quelli sanitari, rischiando di vanificare gli sforzi nel contrasto al coronavirus».
Allo stesso scopo Roberti annuncia che nell'assestamento di bilancio – in discussione in Consiglio regionale in queste ore – sarà inserito un contributo di 100.000 euro complessivi per i Comuni della fascia confinaria che impiegheranno il personale della Polizia locale a presidio delle strade di collegamento con la Slovenia. —
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