Roma guarda a palazzo Carciotti, il Comune aspetta il passo ufficiale
TRIESTE. Al Comune piacerebbe consolarsi rapidamente della quarta asta deserta per palazzo Carciotti e così attende la manifestazione di interesse in arrivo da Invimit (Investimenti immobiliari italiani sgr), la società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Costituita sette anni fa, nel marzo 2013 con il governo Monti ancora in carica dopo le elezioni tenutesi in febbraio, il compito di Invimit è partecipare alla valorizzazione del patrimonio pubblico, allo scopo di contribuire alla riduzione del debito statale.
Le modalità di rigenerazione e riqualificazione patrimoniali avvengono in collaborazione con gli altri grandi attori pubblici, Cassa depositi e prestiti e Agenzia del demanio. La società opera con un capitale sociale di 5,7 milioni; amministratore delegato è Giovanna Della Posta e presidente Trifone Altieri, che un po’ di tempo fa è venuto a Trieste.
Intendiamoci, manifestazione di interesse non significa acquisto. Anche perché il Comune ha ribadito a più riprese, per bocca dell’assessore Lorenzo Giorgi e del direttore dipartimentale Enrico Conte, che palazzo Carciotti non sarà più messo all’asta ma chi vuole comprarlo, dovrà sottoscrivere un accordo di programma insieme a Regione e Soprintendenza, oltre naturalmente al proprietario municipale.
Si tratta comunque, ad opera di un importante soggetto pubblico, di un segnale da valutare favorevolmente. Roma non ha esplicitato a Trieste le sue intenzioni riguardo all’eventuale utilizzo del bene. Invimit non è certo ignoto agli operatori immobiliari triestini e allo stesso Comune. A Dipiazza, un paio di anni fa, la società presentò un progetto per riconvertire il Mercato ortofrutticolo nell’area di Campo Marzio e delle Rive: residenziale, parking, risistemazione viaria, fitness. C’è un po’ di tutto ma finché l’ex Duke non è pronto a ricevere l’ingrosso di frutta-verdura, il programma resta sulla carta. Comunque si dovrà bandire l’asta e il valore di stima dell’area ammonta a 26 milioni di euro, una quotazione ritenuta molto alta.
Poi ci sono altri due impegni di Invimit sulla piazza, disegnati rispettivamente da Giorgio Polli e da Giacomo Zammattio. Uno insiste tra via dell’Università e via Corti e riguarda palazzo Artelli, ex Inail, messo vanamente sul mercato, poi affidato alla sede triestina della Gabetti per la trattativa diretta, non ancora approdata al successo stante il prezzo-base di 3,5 milioni, piuttosto impegnativo considerato l’intervento restaurativo sugli interni. L’altro dossier concerne palazzo Dettelbach in via Santa Caterina, uffici e soffitte per un totale di 2,5 milioni. Qualcosa è andato venduto in autunno, con uno strascico polemico da parte di un offerente.
Certo, palazzo Carciotti è un boccone più prelibato ma anche molto più tosto. Per dimensioni, per quotazione (il Comune non scende sotto i 14,9 milioni), per il cantiere di riqualificazione che seguirà all’acquisto. L’austriaco Gehrard Fleissner, protagonista di un clamoroso autogol sulla cauzione, è tornato alla carica. Pure Invitalia, agenzia anch’essa controllata dal Mef, è scesa in campo per pubblicizzare palazzo Carciotti, ma con differenti modalità, ovvero ricercando dei possibili investitori internazionali.
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