Roma dà l’ok decisivo allo sloveno a scuola

Previsto l’insegnamento come seconda lingua comunitaria alle medie  su richiesta delle famiglie. Salve le cattedre delle altre lingue straniere
San Pietro al Natisone 5 Marzo 2010. Bambini della Scuola Materna bilingue. Nel cartello - Arrivederci- in sloveno.Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima
San Pietro al Natisone 5 Marzo 2010. Bambini della Scuola Materna bilingue. Nel cartello - Arrivederci- in sloveno.Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima

TRIESTE Da Roma arriva il sì definitivo all’insegnamento dello sloveno nelle scuole medie. Oltre all’inglese, al francese e al tedesco, quindi, a breve gli studenti potranno chiedere di studiare come seconda lingua comunitaria anche quella parlata nelle vicina Repubblica. Una possibilità - e qui sta la vera novità - che verrà assicurata agli iscritti di tutti gli istituti cittadini, chiamati ora ad attrezzarsi per assecondare le richieste delle famiglie, mettendo a disposizione di volta in volta gli insegnanti necessari. Insegnanti che, naturalmente, toccherà all’Ufficio scolastico regionale reclutare, anche attivando una specifica classe di concorso.

Fedeli: «Lo sloveno a Trieste? Se i genitori lo chiedono come seconda lingua straniera».
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La decisione del Miur Lo sloveno ha ricevuto «il riconoscimento ordinamentale dell’insegnamento quale seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di primo grado». Lo annuncia una nota proveniente dal ministero dell’Istruzione e recepita di recente dall’Usr, l’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia. La decisione del Miur è motivata da un richiamo alla legge 53 del 2003 (articolo 2, comma 1), che ha introdotto nella scuola secondaria di primo grado «lo studio di una seconda lingua dell’Unione europea». E tra queste appunto, chiarisce una volta per tutte viale Trastevere,c’è anche lo sloveno.

La sperimentazione L’insegnamento dello sloveno come seconda lingua a Trieste era già partito in via sperimentale alcuni anni fa in due scuole triestine, la scuola Rismondo di Melara, parte dell’Ic Istituto comprensivo Iqbal Masih, e poi la scuola Sauro di Muggia, all’interno dell’Ic Giovanni Lucio. «La sperimentazione - spiega Andrea Avon, dirigente scolastico dell’Iqbal Masih , grazie all’attivazione di un gruppo di ricerca e alla supervisione di un comitato tecnico-scientifico formato da esperti delle università e degli enti di ricerca a cavallo del confine, ha prodotto libri di testo tarati sulle scuole medie, ma anche la guida metodologica per il loro uso: prima c’erano solo testi rivolti agli adulti».

La diatriba «Dopo la fase sperimentale, i tempi sembravano maturi per inserire lo sloveno come seconda lingua comunitaria - prosegue Marisa Semeraro, dirigente scolastica dell’Ic Giovanni Lucio -. Un’organizzazione sindacale ha però manifestato la propria contrarietà, motivata con l’affermazione che quella slovena non è una lingua comunitaria bensì minoritaria. C’era inoltre preoccupazione per un’eventuale riduzione delle cattedre di insegnamento delle altre ligue straniere». Si arriva così a una situazione di stallo, sbloccato lo scorso settembre con l’annuncio del ministro dell’Istruzione. Ospite del Teatro stabile sloveno di Trieste, Valeria Fedeli porta il primo saluto ufficiale, da parte di un ministro dell’Istruzione italiano, alla comunità slovena in Italia. Fedeli definisce quello relativo allo sloveno «un problema che dobbiamo affrontare, perché adesso qualche difficoltà c’è, probabilmente anche in termini di capacità di costruire clima e merito. È importante sottolineare che l’insegnamento sarà portato laddove ce ne sarà richiesta da parte dei genitori». È l’inizio del “disgelo”.

Salve le altre cattedre A distanza di alcuni mesi da quella visita arriva oggi la decisione del Miur, che annuncia l’inserimento dello sloveno nel gruppo delle lingue comunitarie che possono essere insegnate alle scuole medie e rassicura chi, come anticipato, temeva che le cattedre di insegnamento delle altre lingue potessero saltare. I posti di lavoro dei prof di tedesco, inglese o francese che sia, insomma, non si toccano. Stando al testo diramato dal ministero, «il riconoscimento ordinamentale dell’insegnamento dello sloveno quale seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di primo grado» è da considerarsi «pacifico» purché «l’accoglimento di eventuali richieste di trasformazione delle cattedre della seconda lingua comunitaria» soddisfi tre condizioni. Quali? Innanzitutto la cattedra in questione deve risultare «priva di titolare». In secondo luogo non devono essere presenti «nella provincia docenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato in attesa di sede definitiva». Terzo, in nessun caso devono determinarsi «situazioni di soprannumerarietà». Qui si inserisce il discorso del reclutamento degli insegnamenti di sloveno, della definizione delle graduatorie e dell’attivazione di potenziali nuovi concorsi. Questioni pratiche che però, fanno sapere dall’Ufficio scolastico regionale, potranno essere affrontate e definite solo nei prossimi mesi con la speranza di poter partire a regime nel prossimo anno scolastico.

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