Rogo Baobab, a Milano i resti di Livon

L’uomo di Cormons era latitante dal 1998. Era stato condannato a 9 anni per aver causato la morte di due anziani a Gorizia

GORIZIA. Il cormonese Paolo Livon era latitante da 13 anni. Ieri i resti del suo corpo sono stati trovati a Milano in un cantiere di via Ripamonti. Dalla terra sono spuntati un teschio e una clavicola ma, soprattutto, un portafoglio a brandelli con all’interno i suoi documenti. Si trovavano lì da almeno tre mesi. Si attende ora l’esame del Dna per la conferma dell’identità.

Livon era uno dei tre responsabili dell’incendio al Pub Baobab di Gorizia, di cui era gestore. L’allora 36enne, per intascare insieme ai soci il premio dell’assicurazione, nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 1989 aveva dato fuoco al locale causando la morte di una coppia di anziani, Nicolò Perissin di 73 anni e Anna Comuzzi di 70, che vivevano in un appartamento al primo piano dello stabile di via Madonnina del Fante. Nel rogo era rimasta gravemente ferita anche una giovane, Caterina Calabrese, all’epoca dei fatti ventiduenne.

Per quell’azione, nel dicembre del 2001 Livon era stato condannato in contumacia dalla Corte di Cassazione a 9 anni di reclusione. Identico giudizio per i due complici. Mentre Maurizio Iurlaro e Fulvio Lovini hanno scontato la loro pena, Livon aveva fatto perdere le sue tracce già nell’estate del 1998.

La famiglia non aveva mai denunciato la sua scomparsa e anche su questo fatto stanno indagando gli agenti della Squadra mobile di Milano, insieme alla Questura di Gorizia. Nel portafoglio l’uomo aveva infatti una foto di lui assieme all’ex moglie, da cui si era separato prima della sua scomparsa.

Ad accorgersi delle ossa è stato martedì un operaio che stava ripulendo un campo con un escavatore. L’uomo ha notato a due metri dalla strada il teschio affiorare tra le sterpaglie e ha avvisato le autorità. L’area è stata immediatamente recintata e ora viene sorvegliata giorno e notte. Secondo i primi riscontri, non ci sarebbero segni di violenza. Gli inquirenti non escludono che si possa trattare di un delitto, ma rimane in piedi anche l’ipotesi della morte per overdose. Livon aveva dei trascorsi legati alla droga. Era stato arrestato per spaccio di eroina e aveva ottenuto la libertà. Unica condizione: presentarsi alla stazione dei carabinieri di Cormons per l’obbligo di firma. Qui è scomparso facendo perdere le proprie tracce. Fino a martedì.

Nel frattempo, il processo Baobab è andato avanti e si è concluso in terzo grado nonostante la logorante guerra di perizie dagli esiti opposti. Anche i procuratori, che negli anni hanno preso in mano il fascicolo, non hanno avuto mai una visione unanime. Nel 1994 il magistrato inquirente aveva addirittura chiesto l’archiviazione del caso, ma il gip aveva sollecitato approfondimenti portando così al rinvio a giudizio. Dopo 22 anni su quel capitolo si è scritta la parola fine.

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