Roberto Cosolini: «Pregiudizi e superficialità. Il Consiglio ha sbagliato»

L’attacco del sindaco di Trieste all’aula di piazza Oberdan dopo il no alla riforma istituzionale: «Basta con la prassi politica che ha portato per anni a duplicare funzioni e palazzi»
Il sindaco Roberto Cosolini
Il sindaco Roberto Cosolini

TRIESTE. «Per una parte della regione Trieste è vissuta come un problema, quasi fosse un centro di chissà quali privilegi. Di più: il fatto che sia capitale è considerato un peso anziché un’opportunità per il territorio. All’opposto talvolta è stata Trieste a non mettere a disposizione del resto del Friuli Venezia Giulia il suo potenziale. Credo che il tema, anche da parte del Consiglio regionale, vada approfondito in modo meno liquidatorio». La premessa serve a Roberto Cosolini per chiarire, in maniera netta, la sua posizione favorevole alla città metropolitana. Al punto da usare parole forti nei confronti proprio dell’aula di piazza Oberdan e di quel voto, a fine gennaio dell’anno scorso, quando il Consiglio Fvg approvò due emendamenti (uno soppressivo del M5S, l’altro sostitutivo di Sel, con i Cittadini unici astenuti) che cancellavano la prospettiva dell’area metropolitana di Trieste.

Sindaco Cosolini, quanti sono i capoluoghi del Friuli Venezia Giulia?

C’è Trieste. Dopo di che, per prassi politica di lunga data, la Regione è stata concepita in modo bipolare, E anche oltre, quanto a presenza di centri decisionali.

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Pietro Fontanini con la bandiera friulana

Con quali conseguenze?

Con risorse abbondanti in passato si è data risposta all’esigenza di compromessi politici. La conseguenza è stata la duplicazione, con efficienza ed efficacia dubbie, di ciò che oggi è opportuno semplificare e razionalizzare. Il Palazzo della Regione di Udine, come del resto altre sedi nel territorio, è il simbolo del bisogno, per troppi anni, di creare luoghi che vanno al di là del mero esercizio della rappresentanza.

È naturale e scontata la spoliazione di ruolo e competenze subita e tollerata da Trieste negli ultimi decenni?

Rimarrei al concetto della duplicazione. Sarebbero bastati sale riunioni e servizi di segreteria. Invece ci ritroviamo da tempo assessorati regionali con tre uffici in altrettante province

Che cosa significherebbe per Trieste la città metropolitana?

Sarebbe un’opportunità tale da consentirle di far valere in maniera più concreta il ruolo di capoluogo di regione, con benefici perciò per tutto il Fvg. Ma preferisco uscire dalle formule ed entrare nel merito. Per me l’area metropolitana deve necessariamente andare oltre i confini dell’attuale provincia, altrimenti non avrebbe granché significato strategico.

Quali vantaggi ne deriverebbero?

L’ottica di un’area con elementi di integrazione quali portualità, nautica, logistica, rapporti transfrontalieri, sistema infrastrutturale e dei trasporti concretizzerebbe potenzialità certe ma sinora inespresse. Per arrivarci, non basta però che lo vogliano tantissimi a Trieste, né è sufficiente superare le perplessità di chi, nella politica regionale, osteggia l’idea. Ciò che conta è trovare l’intesa con le comunità interessate. In primis sindaci e rappresentanze politiche. E poi forze economiche, parti sociali, cittadini.

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Pensa al referendum?

No, penso ad aggregare chi trova utile e conveniente l’integrazione nell’area metropolitana. Cominciamo a sentire perché imprenditori e sindacati hanno scelto fusioni interprovinciali.

Lo scontro tra Francesco Russo e il Consiglio regionale sull’emendamento del senatore per tenere aperta la partita creerà ostacoli al percorso?

Il Consiglio ha commesso un grande errore nel gennaio 2014. Quello che ha cancellato la possibilità di istituire il nuovo ente, tra l’altra ipotizzata sin dalla legge 10 del 1988 e poi confermata dalla 1 del 2006, è stato un voto improvvisato e non meditato. Con conseguente, grave passo indietro.

Quali sono state le motivazioni?

Per qualche componente il pregiudizio ideologico verso la parola città metropolitana, quasi si trattasse di qualcosa che annulla le specificità. In qualche altro gruppo c’è stato invece pregiudizio territoriale, il timore che si aprisse la strada al rafforzamento di un potere solo triestino.

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Come giudica invece il voto della scorsa settimana?

La mozione approvata mi pare molto politichese. Si è cercato più che altro di trovare un modo per uscire dalla situazione. Di certo è stato un voto meno grave di quello di un anno fa, maturato senza discussione, senza approfondimenti.

Che ne pensa del modello Trentino Alto Adige che piace al presidente della Provincia di Udine Fontanini?

Le sfide che ci aspettano ci impongono di costruire modelli nuovi, non di reiterare formule storicizzate di altri territori. Mi porrei in termini più innovativi e contemporanei.

Quando si aspetta che sorga davvero la città metropolitana?

Importante adesso che se ne possa almeno discutere. Senza pregiudizi ed entrando nel merito. Mi accontenterei che la politica recuperasse una prassi smarrita: studiare i temi, ricercando le soluzioni e non tenendo conto di preoccupazioni di piccolo cabotaggio. Se il mio vicino diventa più forte, non mi spavento e cerco invece di trarne valore.

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