Roberti si smarca dal leader Salvini «Taglio dei parlamentari? Voto no»

Un tweet ufficializza una «posizione personale». «Matteo lascia libertà di scelta su particolari temi»
Da sinistra Pierpaolo Roberti, Massimiliano Fedriga e Matteo Salvini, qui in una foto del luglio 2019
Da sinistra Pierpaolo Roberti, Massimiliano Fedriga e Matteo Salvini, qui in una foto del luglio 2019

TRIESTE Tra i dribbling di molti esponenti del Friuli Venezia Giulia sul loro voto al referendum sul taglio dei parlamentari, che costerebbe al Fvg 8 degli attuali 20 eletti, spuntano le parole chiare dell’assessore regionale alle Autonomie Pierpaolo Roberti, che non teme di opporsi alla riforma voluta dal Movimento 5 Stelle e votata, a suo tempo, pure dalla Lega. Roberti interviene via Twitter, a chiare lettere: «Se la logica è quella del risparmio, domani ci sarà qualcuno che invece di un terzo proporrà i due terzi di taglio. O perché non un taglio totale? La democrazia costa, ma non ha prezzo. #iovotono».

Una posizione «personale», spiega l’assessore triestino, ma non c’è alcuna titubanza nel motivarla: «Ne parlo tranquillamente con tutti, pure con il presidente Fedriga. Il taglio dei parlamentari è una iniziativa che ha preso una brutta piega nel momento in cui la si giustifica solo sul fronte del risparmio. A quel punto cancelliamolo il Parlamento: con meno eletti sarà ancora più facile proseguire su questa strada. E invece la democrazia costa. E se qualcuno vuole farne a meno, io sono spaventato e voto No».

La linea non è quella di Matteo Salvini. Il leader nazionale della Lega, nonostante tra i 71 richiedenti il referendum ci siano anche sei senatori del partito, ha spiegato di avere sempre votato Sì e non di voler cambiare idea: «Io ho una sola faccia e la Lega pure, a differenza del Pd e di Renzi che prima votano No e poi, per salvare la poltrona, dicono Sì». Roberti assicura di potersi muoversi diversamente: «Salvini rivendica con coerenza quanto sostenuto quando la legge era alle Camere, in un contesto diverso, ma ha anche precisato che la Lega non è una caserma e che su particolari questioni c’è la libertà di scelta personale. Quella che mi sento di fare, sapendo che è una battaglia difficile, ma cercando di convincere quante più persone a votare No». Solo con un tweet? «Il social è un mezzo di comunicazione, non ho certo tenuto questa cosa per me. L’importante è che si rifletta sui contenuti di un’operazione senza logica, e pure pericolosa. Quello che emerge oggi è che si va anche verso l’accordo su un proporzionale puro – dice ancora Roberti –, che aggraverà instabilità e ingovernabilità».

Un’osservazione che è pure di Fedriga, che negli ultimi giorni ha fatto capire la sua preferenza per il No collegandola proprio all’argomento proporzionale, una svolta che favorirebbe, secondo il governatore, i giochi di palazzo.

A due settimane dall’appuntamento, il fronte del No si sta dunque consolidando. Ci sono non pochi contrari al taglio anche tra i dem, in aggiunta alla voce da sempre decisa dell’esponente della minoranza slovena Tatjana Rojc. In Forza Italia il deputato Guido Germano Pettarin ricorda di essere stato uno dei primi firmatari per i comitati del No. Posizione che è anche di una cinquantina di personalità del mondo della politica, della cultura e dell’economia Fvg che denunciano il rischio di vedere «ridotta in modo drastico la possibilità che il cittadino possa conoscere, contattare e controllare l’eletto consegnando invece il deputato o il senatore al controllo oligarchico dei capi partito che decidono chi candidare nelle liste bloccate». —


 

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