Rivolta in Conservatorio contro l’inamovibile Parovel
Diciotto anni. Praticamente una vita. Sono quelli del mandato di Massimo Parovel in qualita di direttore del Conservatorio Tartini di Trieste. In tempi, tutti italiani, di poltrone legate al fondoschiena un po’ ovunque, niente di nuovo. In presenza di una legge specifica che regola i mandati, anche no.
Qui, è cosa nota, siamo diversi. Nasce così la “fronda”, in realtà poco più di una protesta civile, di un gruppo di docenti del Conservatorio. Che contestano a Parovel non tanto la sua professionalità ma, diciamo così, la sua longevità al comando. «Noi siamo critici - spiega Katia Rota, rappresentante sindacale dello Snals - da quando il direttore ha fatto ricorso al giudice del lavoro per contestare la fine del suo mandato al Tartini. Siamo in presenza della legge 508 del 1999 che definisce i mandati di direzione, tre anni rinnovabili e punto. Non è una situazione né legale né normale. Ora la sentenza c’è, ci chiediamo cosa faccia il ministero. Parovel non ha più titolo a rimanere lì come direttore».
Un passo indietro. Il ricorso del direttore del “Tartini” era stato accettato in prima istanza, creando di fatto le basi dell’ingovernabilità, ma il ministero aveva fatto ricorso, venendo “premiato” nel novembre scorso. Ricorso di Parovel bocciato e impasse piena, salvo dimissioni.
«Del resto - spiega Michela Urdido, docente di pianoforte e delegata sindacale dell’Unams - il primo ricorso di Parovel era stato accolto sulla base di ragioni molto discutibili. C’era stata infatti un’interpretazione libera di un passaggio della legge che accennava al fatto di rimanere nel ruolo di appartenenza finchè non venivano definiti i ruoli ministeriali. Ma altri direttori, almeno tre-quattro, avevano tentato la stessa mossa, ed era stata respinta. Diciamo - continua la Urdido - che siamo rimasti tutti stupiti. Per carità, il direttore era benvoluto da tutti ma avrebbe dovuto come minimo chiedere una conferma di stima».
In base alla norma ogni direttore di conservatorio viene eletto per la carica. In Italia, in tal senso, ci sono direttori che durano tre anni e al massimo sei anni, come all’Università. Poi devono saltare almeno un triennio. Parovel, invece, si è trovato a fare il direttore al momento del passaggio della legge, quando la normativa era ancora abbastanza confusa. In linea teorica avrebbe dovuto tornare a fare il professore di ruolo. O candidarsi presso altri conservatori.
«Tutti i direttori - spiega un altro docente, Stefano Casaccia - durano al massimo sei anni. Lui è andato in tribunale introducendo la clausola “fatti salvi i professori fino ad esaurimento” e i diritti dei direttori ma la magistratura gli ha dato torto».
Casaccia non nega di aver rappresentato «l’unica alternativa come candidato» ma pare di capire che il problema che lo turba non è questo. «Sono anche laureato in diritto penale - aggiunge - e credo non ci possa essere carica pubblica che duri più del presidente della Repubblica! E poi, diciamolo, dal punto di vista umano il Conservatorio si è spaccato. Non facciamo una cena insieme da 15 anni. Anche il più bravo del mondo non può durare 18 anni».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo