Riunioni di condominio troppo affollate a Trieste: amministrazioni a caccia di cinema e teatri
TRIESTE «Ci ritroviamo a dover tenere assemblee affollate anche in zona rossa, con tanti condòmini che ci martellano di telefonate e insistono affinché le convocazioni che riguardano le loro case vengano fatte quanto prima». Salgono i livelli di pressione e rabbia tra gli amministratori stabili della città, costretti di questi tempi a gestire una situazione di fatto paradossale. Perché se le sale parrocchiali, quelle congressuali, i teatri e i cinema sono chiusi per Covid, a farne aprire comunque le porte sono proprio gli amministratori stabili, alla ricerca disperata di ampi spazi dove poter riunire i condòmini dei palazzi che amministrano, in modo da garantire un certo distanziamento tra i partecipanti di queste assemblee. Partecipanti che reclamano le riunioni per votare nuovi lavori in epoca di superbonus fiscali e che spesso, specie se anziani, categoria che a Trieste non difetta, insistono affinché esse si svolgano in presenza, per poter alzare la mano e intervenire in prima persona, e non dietro un computer.
Il teatro Pellico, il cinema Super, il Fellini, la sala teatrale di Santa Maria Maggiore, quella dell’oratorio di Notre Dame de Sion e di altre parrocchie, se non addirittura, i più vasti spazi del Molo IV, dalla scorsa estate sono in effetti sedi abituali di ritrovo per le assemblee condominiali. Sì perché le riunioni condominiali si possono ancor ancora fare, sia zona rossa che in quella arancione. A chiarirlo sono le Faq del governo, che prevedono esplicitamente la possibilità di indirle in tutte e tre le fasce di rischio in cui il Paese è stato diviso. Dove non è possibile rimandare o procedere da remoto, l’amministratore deve assicurare che la riunione si svolga nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
«Sta diventando un grosso problema, siamo sottoposti a un alto rischio», assicura Attilio Lombardo di Gestionistabili: «Facciamo un appello ai condòmini per una maggior comprensione, e pure al governatore Massimiliano Fedriga affinché con un’ordinanza sospenda la assemblee almeno in zona rossa. Assistiamo a una sorte di follia collettiva, con interi condomini che premono per un’assemblea per valutare la fattibilità del bonus 110%, temono di perdere un’opportunità. Se da un lato è vero che le autorità raccomandano che le assemblee si tengano da remoto, dall’altro non tengono conto che abbiamo proprietari molto anziani, che in alcuni casi non hanno neppure i cellulari».
Un quadro confermato dal presidente provinciale dell’Anaci Silvio Spagnul: «C’è una fibrillazione per questi bonus fiscali. Se chiediamo di pazientare i condòmini ci accusano di far perdere loro un’occasione. Trovo di buon senso chiedere al presidente Fedriga di intervenire sospendendo questa possibilità in zona rossa, altrimenti noi dobbiamo organizzarle, ed è paradossale mentre le scuole sono chiuse, così come cinema e teatri».
«Per alcune decisioni straordinarie le assemblee non si possono evitare», constata l’amministratore Emanuele Maiorano: «Noi cerchiamo di limitarle alle emergenze, ma se si posticipassero almeno all’uscita dalla zona rossa non sarebbe sbagliato». Di situazione paradossale parla anche l’ex assessore Maurizio Bucci, di professione amministratore stabili: «Dovendo rispettare la chiusura contabile dobbiamo fare le assemblee – spiega – ma pure quando all’ordine del giorno indichiamo “varie ed eventuali”, e quindi non c’è nulla di straordinario di cui discutere, i condòmini si presentano al completo. E se non le convochiamo alcuni minacciano di cambiare amministratore». Negli uffici di via Timeus, dove ha sede lo studio Rigotti di Bucci, il viavai è continuo: «Il telefono squilla in continuazione, vengono a chiederci aiuto per ogni cosa trovando altri uffici chiusi. Alla base c’è e un problema anche di natura sociale».—
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