Ritrovato l’affresco di Zigaina

Abbelliva la sala di un ristorante di Sagrado. L’opera staccata dalla parete ora appartiene a Montepaschi
Di Stefano Bizzi

SGRADO. Chi frequentava il ristorante dell’albergo “Bella Trieste” di Sagrado avrà ancora negli occhi la grande opera murale realizzata su una delle pareti della sala da pranzo da Giuseppe Zigaina. Rappresentava con tonalità azzurre uno dei temi più cari all’artista cervignanese: i contadini con le bicilette che tornavano dai campi. Era eseguita “a graffio”, una tecnica che il maestro scomparso a 91 anni lo scorso 16 aprile utilizzò in pochissime occasioni. Circostanza questa che lo rende speciale e raro, ma rara è anche la sua storia.

Quando nel 1987 i proprietari dell’albergo decisero di vendere l’edificio di via Dante a una banca per occuparsi dell’altro loro ristorante, il prezioso murale, datato 1957, rischiò di scomparire per sempre sotto una mano di bianco. A salvarlo fu la prontezza di Adriana Rizzotti che bloccò i lavori e avvisò il maestro di quanto stava accadendo. «Non ricordo dove si trovasse Zigaina allora – racconta la titolare dell’albergo-ristorante “Al Ponte” di Gradisca -, forse stava a Milano, ma di certo ricordo che era lontano e che, appena ebbe notizia di quanto stava accadendo, si precipitò a Sagrado».

Il maestro si interessò in prima persona del recupero dell’opera. Per staccare la pittura dalla parete chiamò il restauratore di Artegna Renzo Lizzi. Nel 1987 l’intervento costò 25 milioni di lire. «Passarono una colla e poi lo coprirono con un telo leggero. Lasciarono che asciugasse 15 giorni per poi stenderci sopra un secondo telo più grosso. Una volta strappato, il graffito venne trasferito su vetro di resina ed era ancor più bello e brillante di quanto non fosse prima sulla parete».

A quel punto però iniziarono i problemi. Dove metterlo? «Sarebbe stato bello averlo qui, nel bar del nuovo ristorante – sottolinea Adriana Rizzotti –, ma misurava all’incirca 3 metri di lunghezza per 2,40 di altezza e non sapevamo come farlo entrare. In quel periodo avevamo altro a cui pensare: in sala avevamo 150 persone a pranzo e altrettante a cena, chiesi quindi al direttore della Galleria Spazzapan se fosse interessato a tenerlo e mi disse che lo avrebbe fatto volentieri. Nel frattempo, però, mio padre lo vendette alla Banca di Gemona. Quando Zigaina venne a sapere che era stato ceduto per soli 50 milioni, si arrabbiò moltissimo. Secondo lui ne valeva almeno 250».

In piazza a Gemona arrivò quindi il Monte dei Paschi di Siena che, una volta chiusa la filiale friulana, portò via tutto. Ora non è chiaro dove siano finiti “I contadini di Sagrado”. In attesa di una risposta da parte di Mps, è probabile che il quadro si trovi chiuso in un magazzino, ma, di certo, per la sua particolare tecnica di esecuzione e per la sua storia, meriterebbe d’essere esposto al pubblico.

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