Ritrovato in Transilvania l’Albero storto
SAGRADO. San Martino del Carso, quota 197 su Bosco Cappuccio, toponimo che risale al periodo del primo conflitto mondiale. «A Bosco Cappuccio - si legge in una nota del Gruppo speleologico Carsico di San Martino del Carso - nel 1916 c'è Cesare Faccini, un colonnello della brigata di fanteria Pisa, che riporta nelle sue memorie raccolte nel libro “Davanti a San Martino colla Brigata Pisa”, alcune sensazioni del fronte davanti a San Martino del Carso.
La rada vegetazione che le artiglierie schiantano e smozzicano giorno per giorno costituisce un curioso ornamento di questo paesaggio sconvolto. Si finisce per individuare, conoscere, amare, ogni tronco, ogni fusto. Ognuno ha il suo nome. E quando non costituiscono un ricordo delle lotte sostenute fin qui, servono ottimamente di orientamento. Da mesi e mesi l’attenzione del Gruppo speleologico carsio si sta polarizzando sui “Quattro gelsi”, sulla “Quercia Spaccata”, sull'”Albero Isolato”, sull'”Albero Storto”.
Alcuni anni fa, il Gruppo speleologico carsico trovò, in un museo ungherese al confine con la Serbia e la Romania 'l'albero Isolato', dal cui omonimo Valloncello, l'Ungaretti il 27 agosto del 1916 scrisse una delle sue più famose poesie: “San Martino del Carso”. L'albero di cui non si conosceva l'esistenza fino a quel momento, venne riportato lo scorso anno in Italia in mostra a San Martino del Carso, con la collaborazione della Fondazione Carigo, della Provincia di Gorizia, del comune di Sagrado e da alcune istituzioni magiare. La mostra, che ha avuto un enorme successo è stata un'occasione per mettere assieme numerose associazioni italiane e ungheresi, in una collaborazione riconosciuta anche con l'adesione alla manifestazione da parte del Presidente della Repubblica Italiana e dal Ministro degli Esteri ungherese.
Oggi a distanza di un anno dal ritorno dell'"Albero Isolato" il Gruppo speleologico carsico e l'associazione magiara Meritum, sono riusciti a ritrovare, in un museo della Transilvania, nell'attuale Romania, "l'Albero Storto", che dava il nome a un importante e pericolosa trincea che si trovava per l'appunto sul Bosco Cappuccio e precisamente sulla destra della strada che da Sdraussina porta a San Martino del Carso.
Fu una delle trincee che assieme a quelle del “Groviglio”, del “Dente” e del “Ridottino” che erano posizionate alla sua sinistra dello schieramento ungherese, era una dalle più temute e contese di quel periodo. L'”Albero Storto”, come l'Albero Isolato, venne portato allora in terra ungherese, dai soldati dell'esercito magiaro, in questo caso dai fanti del 61° reggimento di Temesvár. Sono attualmente in corso di definizione - afferma il sodalizio di San Mario - con le autorità della Transilvania, gli accordi per rendere possibile il ritorno di questa reliquia in mostra nei prossimi anni a San Martino del Carso, nel museo della Grande Guerra dell'associazione dei volontari.
Sulla placca in ferro posizionata sull'albero si legge: Quest'albero fu tagliato dal sacro suolo di San Martino, bagnato dal sangue dei nostri eroi, a ricordo e in memoria dei caldi e duri giorni del Reggimento, che assieme ai Reggimenti della 17a Divisione di fanteria con tenace coraggio e spirito di sacrificio difese per oltre un anno questo luogo».
Edo Calligaris
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