Ritratto di Mattarella oscurato, bufera sull’offesa di CasaPound

TRIESTE Hanno scatenato un’ondata di indignazione l’oscuramento del ritratto di Sergio Mattarella e il dileggio della bandiera dell’Unione europea, operati sabato da CasaPound all’interno del Municipio, nello spazio che era stato richiesto e ottenuto dai neofascisti per lo svolgimento del proprio comizio in vista delle europee.
Un comportamento, quello dei militanti di estrema destra, che ha avuto eco anche a livello nazionale. «Dopo le manifestazioni contro i migranti, le cerimonie in ricordo del fascismo, le intimidazioni e le violenze - commenta Nicola Fratoianni, deputato e segretario nazionale della Sinistra Italiana - ora CasaPound se la prende anche con il Presidente della Repubblica: è successo a Trieste e nessuno è intervenuto. Nel frattempo, in tutta Italia, le forze dell’ordine sono sguinzagliate a sequestrare striscioni sui balconi». «Quanto avvenuto a Trieste è inaccettabile - afferma Andrea Martella, coordinatore dei rapporti con le forze politiche e sociali del Pd –. Oscurare la fotografia del Presidente della Repubblica all’interno di una sede istituzionale costituisce un reato e dimostra come si stia superando il livello di guardia».
Il consigliere regionale Roberto Cosolini (Pd) si sfoga: «È troppo attendersi dal sindaco Roberto Dipiazza una chiara parola di condanna? Eppure anche lui ha giurato sulla Costituzione. Dovrebbe difenderne la natura antifascista, assieme alle istituzioni repubblicane. Ne è capace? ». Michele Piga, segretario Cgil Trieste, esprime «solidarietà alla dipendente comunale che avrebbe “ignorato” gli affronti dei fascisti. Non era suo compito affrontare quel gruppo - prosegue Piga -. La giunta invece non solo ha concesso gli spazi a forze dichiaratamente fasciste ma poi li ha lasciati incustoditi, senza il presidio della polizia locale. Rileviamo che quegli spazi si affacciano sulla stessa piazza che la medesima giunta ha negato al Fvg Pride. Apprezziamo la capacità di mobilitarsi della società civile e sottolineiamo che al presidio erano presenti diversi militanti della Cgil».
La precisazione in effetti non è scontata. Il presidio di sabato è stato improvvisato per passaparola, di cittadino in cittadino, in nome dell’antifascismo. Non si sono viste bandiere di partito né dell’Anpi, oltre che sindacali. Alcuni di quei cittadini, a margine della manifestazione, hanno commentato: «È stato un presidio simbolico ma andava fatto. Eravamo tanti, nonostante lo scarso preavviso: ci ha fatto piacere. I fascisti non potevano trovare la piazza spianata».
Centinaia i commenti apparsi sulla pagina Facebook del Piccolo. Tra questi c’è pure quello del presidente della Comunità ebraica di Trieste, Alessandro Salonichio, che si è limitato a un laconico: «Pagliacci».
Da parte loro, ieri, gli esponenti di CasaPound hanno ridimensionato la portata del loro gesto, negando di aver voluto compiere sgarbi nei confronti del capo dello Stato.
«Nessuna volontà di oscurare la foto del presidente della Repubblica - proclamano – ma semplicemente un’azione provocatoria per coprire la bandiera di un’istituzione da cui vogliamo uscire quanto prima». In caso contrario «la foto sarebbe stata provvisoriamente rimossa – specificano – anziché accidentalmente coperta».
E il primo cittadino? Non commenta l’accaduto: «Sabato ero al Vittoriale degli italiani - taglia corto Dipiazza - per organizzare la mostra di D’Annunzio». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo