Ritorno a scuola, ecco come è andata: niente assembramenti davanti agli ingressi a Trieste, ma autobus affollati

Debutto positivo per le misure anti contagio definite dai vari istituti. Da rivedere la gestione dei trasporti. «Sui mezzi non ci si sente sicuri»

TRIESTE. Buona la prima, anche se con qualche aspetto da rivedere e migliorare al più presto. La ripresa delle lezioni in presenza nelle scuole superiori, attesa da migliaia di ragazzi, docenti e dirigenti scolastici, è filata abbastanza liscia. Il punto più debole si è rivelato però quello dei trasporti. È proprio il capitolo spostamenti da e verso i vari istituti a registrare le maggior criticità, a detta degli stessi ragazzi, nonostante gli ingressi siano stati scaglionati proprio per evitare che tutti gli studenti si ritrovino a prendere l’autobus negli stessi momenti.

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Bumbaca Gorizia 01_02_2021 Ripresa scuole Polo intermodale © Foto Pierluigi Bumbaca


A denunciare mezzi pubblici ancora troppo affollati è Gabriele Catalini, del liceo Carducci-Dante, presidente della Consulta provinciale degli studenti. «Dopo essermi confrontato anche con gli altri ragazzi - spiega - posso dire che il problema dei bus non è ancora risolto. Nel primo giorno di lezioni in presenza i mezzi avevano molti passeggeri a bordo, tra studenti e adulti diretti in ufficio. Capisco benissimo che non si può limitare lo spostamento della gente che deve andare a lavorare. Però non ci si sente al sicuro. A mio parere, e lo pensano anche altri studenti, il problema in tal senso permane. E sarà di difficile risoluzione. Di positivo - aggiunge - c’è però un grande rispetto delle regole: la maggior parte dei giovani è attento a non creare assembramenti e a osservare tutte le indicazioni che ormai da tempo ci vengono ricordate».

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Niente “resse” davanti ai cancelli nemmeno fuori dal Da Vinci-Sandrinelli-Carli. «Qui le scuole sono ben organizzate: noi come il vicino Oberdan, abbiamo orari di entrata e uscita diversificati, in modo da non trovarci insieme, considerando che i due edifici sono distanti solo pochi metri - riferiscono alcuni ragazzi- . Però i bus erano abbastanza pieni. Forse per la bella giornata che ha spinto più di qualche cittadino a fare un giro in città o forse perché ci troviamo a San Giacomo, un rione comunque molto popoloso. A bordo dei bus abbiamo trovato molte mamme con bambini e anche molti anziani. Però cosa si può fare?».



Stessa valutazione da Federico Pica, rappresentante degli studenti del liceo Galilei. «La nostra scuola, pur essendo vicina al Petrarca, non ha registrato particolari disagi negli spazi esterni, ma su alcune linee di autobus c’era decisamente troppa gente, in particolare al mattino, in concomitanza con l’avvio delle lezioni. E non erano ragazzi delle due scuole. È chiaro che c’è ancora qualcosa da rivedere e questo ci preoccupa».

Non solo criticità, però. Il primo giorno di didattica in presenza registra anche la felicità di molti ragazzi per aver ritrovato i propri compagni e professori, e aver ripreso una normalità ormai dimenticata da mesi. Una felicità che, fortunatamente, non è sfociata in eccessi o esagerazioni. Fuori dai vari istituti triestini, gli studenti sono apparsi disciplinati: nessun assembramento all’esterno, né all'entrata né all’uscita. Solo pochi si fermano davanti ai cancelli a parlare. Tutti invece sanno di dover seguire i programmi fissati dai vari dirigenti scolastici, che prevedono rotazioni giornaliere, settimanali o bisettimanali, quasi ovunque privilegiando i ragazzi del primo anno e quelli dell’ultimo, che tra qualche mese dovranno affrontare l’esame di maturità.



«Noi studenti stiamo dimostrando di saper essere molto responsabili - evidenzia Marco Iapel, del Petrarca -. Io comunque non ne potevo più di stare a casa, non vedevo l’ora di rientrare e sono davvero contento di questa ripresa. Adesso speriamo di poter continuare così». Stessa opinione per altri ragazzi della sua scuola. «Finalmente una ventata di normalità - dicono -. È stato quasi surreale varcare di nuovo la soglia del liceo dopo tanto tempo. È bello poter riprendere a dialogare con i nostri professori dal vivo e non attraverso la mediazione del solito schermo del pc. Forse qualcuno preferiva stare a casa in pigiama sul computer, ma tantissimi sono felici di aver ricominciato. Speriamo solo di non dover tornare alla Dad di nuovo».

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E a desiderare di rimanere in classe fino alla fine dell’anno sono anche tanti futuri maturandi. Come Elisa Roncaglio, che frequenta il quinto anno dell’istituto Da Vinci. «La ripresa è andata bene - commenta - nonostante il primo giorno comporti, inevitabilmente, l’esigenza di riabituarsi a tutto quanto. I pareri sono stati contrastanti sul ritorno: la voglia di ripartire c’era per molti, ma non tutti si sentivano al sicuro. La felicità è soprattutto quella di rivedere i compagni e i professori, ed è davvero grande, ma in ogni caso siamo consapevoli che questa non è la fine del percorso che ci aspettavamo. Dobbiamo abituarci a questa nuova normalità anche se a fatica. L’ultimo anno delle superiori dovrebbe essere significativo e indimenticabile, e quest'anno lo sarà, ma per motivi diversi dagli altri anni».

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E anche sui social e sul web il ritorno a scuola è segnato soprattutto dalla preoccupazione dei ragazzi che concluderanno quest’anno il ciclo di studi alle superiori, tutti consapevoli fin d’ora che il loro esame di maturità sarà “diverso” perché all’insegna di ulteriori misure e restrizioni anti Covid. 
 

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