Rito abbreviato per l'omicida del parco di Udine

Il Gup accoglie la richiesta dello studente fuoricorso reo confesso dell'assassinio di Silva Gobbato
Nicola Garbino
Nicola Garbino

Nicola Garbino, il 36enne che il 17 settembre del 2013 aveva ucciso Silvia Gobbato mentre la giovane - praticante legale nello studio di un noto avvocato a Udine - stava facendo jogging lungo l’ippovia nel parco del Cormor di Udine, sarà giudicato con rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica. L’ha disposto il Gup del Tribunale di Trieste, Laura Barresi, che ha ammesso la relativa richiesta dei legali dell’uomo, gli avvocati Elisabetta Burla e Manlio Bianchini. Il giudice ha inoltre nominato l’esperto che si occuperà appunto della perizia: si tratta dello psichiatra Calogero Anzallo. L’incarico gli sarà formalmente affidato nel corso della prossima udienza del processo, fissata per il 18 luglio, venerdì prossimo.
È iniziato così, ieri, il processo sull’omicidio di Silvia Gobbato, procedimento assegnato a maggio alla Procura di Trieste, sede della Direzione distrettuale antimafia, competente nel caso di reati come il tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, che la Procura di Udine aveva contestato a Garbino insieme all’accusa di omicidio aggravato. Il sostituto procuratore titolare del fascicolo è ora Federico Frezza: fra i documenti che il collega udinese, il pubblico ministero Marco Panzeri, gli aveva inviato due mesi fa erano state inserite anche le risultanze delle ultime verifiche effettuate sul computer dell’indagato che avevano portato al ritrovamento di materiale a sfondo sessuale.
La vittima, Silvia Gobbato, che aveva 28 anni, era stata uccisa con almeno 12 coltellate. Garbino era stato arrestato due giorni dopo il ritrovamento del corpo della ragazza: a bloccarlo proprio nei pressi dell’ippovia del Cormor erano stati i carabinieri coordinati dal capitano Fabio Pasquariello. Durante l’interrogatorio il 36enne studente fuoricorso aveva confessato di avere ucciso Silvia Gobbato, spiegando di essere partito con l’obiettivo di sequestrare una donna per chiedere poi un riscatto. Il pm Frezza lo accusa di tentato sequestro di persona e di omicidio aggravato o in alternativa di sequestro da cui è poi derivata la morte della giovane.
Alla prima udienza di ieri erano presenti anche i familiari di Silvia Gobbato, i genitori e il fratello, i quali si sono costituiti parte civile nel processo a carico di Garbino. Attraverso i loro avvocati Tosel e Rossi hanno inoltre chiesto la citazione in giudizio in qualità di responsabile civile dello Stato italiano, nella persona del presidente del Consiglio pro tempore, per non aver attuato la direttiva europea per il risarcimento danni alle persone vittime di reati violenti e intenzionali. Il giudice Barresi ha rigettato questa richiesta.
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo