Rito abbreviato per il rapper che si era esibito al Sacrario

Rito abbreviato per il rapper ventenne Justin Owusu e Mattia Antonio Piras, 21 anni, in relazione al reato di vilipendio delle tombe, disciplinato dall’articolo 408 del Codice penale. Il fatto è quello di aver “ballato” sui gradoni del Sacrario di Redipuglia. L’episodio risale al 10 aprile 2017, quando il giovane italo-ganese aveva scelto il Monumento dedicato ai soldati caduti durante il Primo Conflitto mondiale, per cantare il suo ultimo brano, la canzone Csi, Chi sbaglia impara. A disporre il rito alternativo, richiesto dalle difese, rappresentate dai legali avvocato Monica Lauzzana per Owusu e avvocato Daniele Vidal per Piras, agli atti definito “producer” del video, è stato il giudice monocratico Marcello Coppari, il quale ha anche ammesso la costituzione di parte civile dell’Associazione Nastro Azzurro, con l’avvocato Laura Ferretti di Pordenone. L’udienza è stata fissata al 25 marzo. Sarà un procedimento, il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena, “sulle carte”, basato sugli atti di indagine contenuti nel fascicolo della pubblica accusa, con il pm titolare Andrea Maltomini.
Al centro del procedimento è il video che riprendeva il rapper al Sacrario mentre cantava il suo brano. La Procura contesta ai due udinesi il concorso morale e materiale, in assenza di qualsiasi autorizzazione, per aver realizzato e interpretato il video musicale che li ritraeva intenti a ballare e cantare sui gradoni del Monumento militare dove sono sepolti i soldati. In discussione c’è il concetto di vilipendio, in ordine all’offesa lesiva di valori riconosciuti e protetti dalla legge dello Stato. Con le difese pronte a scandagliare questo aspetto, comprese le modalità dell’esibizione, ossia l’aver ballato o «semplicemente camminato» sui gradoni del Sacrario. Il video musicale era finito sul web, rimbalzando sui media. Era stato allora che la ripresa aveva suscitato reazioni. Il sindaco di Fogliano Redipuglia in carica all’epoca, Antonio Calligaris, aveva fatto una segnalazione al responsabile del Sacrario. Il ministero della Difesa aveva quindi annunciato l’«identificazione dei responsabili da parte dei carabinieri» ed il «deferimento all’autorità giudiziaria», per aver realizzato «senza alcuna autorizzazione» quel video «fortemente lesivo della sacralità del luogo». Scalpore e polemiche allora. Owusu s’era scusato con quanti s’erano sentiti offesi: «Il mio intento – aveva spiegato – era riprendere alcuni luoghi caratteristici del Friuli Venezia Giulia ed estrapolarne l’essenza facendoli conoscere oltreconfine, senza irridere od offendere terzi». Il video era rimasto in rete 7 mesi, a disposizione dei navigatori. In una sola giornata, il 29 novembre 2017, aveva raggiunto circa 7.200 visualizzazioni, per azzerarsi il 30 novembre. Del rapper s’era poi occupata una rivista online. Il video era approdato sui mezzi di comunicazione e da qui s’era trasformato in un vero e proprio “caso”.—
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