Riti sul divano, chat e repliche alla tv. La vita a porte chiuse dei tifosi triestini
TRIESTE Come leoni in gabbia. Non c’è analogia che possa definire in modo migliore la condizione del tifoso triestino in questa fase di mancanza delle partite in modalità “live”. Che si tratti di calcio, basket, pallamano o pallanuoto, il comune denominatore dei sostenitori locali è sempre lo stesso: le partite dal vivo mancano. Un sacco. Il presidente del Centro Coordinamento Triestina Club Sergio Marassi rappresenta meglio di chiunque altro cosa significhi l’attaccamento alla squadra del cuore: «Dico solo che nel 2018-19 ho saltato solo due partite tra campionato, play-off e Coppa Italia. Vedere le partite in tv è tutt’altra cosa, ma siamo consapevoli che in questo periodo c’è di peggio, perciò non ci lamentiamo».
Gaia Tamaro è una super tifosa della Pallacanestro Trieste, ora costretta a guardare gli incontri dei biancorossi sul divano. «Io le partite le guardo in famiglia – ammette – con la speranza di tornare in palazzetto almeno per l’avvio del prossimo campionato». Per Gaia rimangono importanti i riti, diversi dai pre-partita a Valmaura, ma sempre validi: «Se una volta ero solita entrare in palazzetto attraverso una determinata porta oggi sto molto attenta a cosa mangiare prima della partita Poi è importante la telefonata di rito prima della palla a due e indossare la maglietta dei play-off».
Michele Bertocchi, presidente del Triestina Club Bar Capriccio, era abituato a vivere le partite al Rocco assieme a buona parte dei suoi 330 soci. «Prima dell’inizio della pandemia avevo preso l’abitudine di andare a vedere anche la Pallamano Trieste ogni sabato», rileva: «Ora siamo costretti a guardarci le partite ognuno a casa propria commentando via chat e portando avanti qualche iniziativa benefica per tenere vivo il club».
Un’assidua frequentatrice di Chiarbola era anche Sara Salvador: «Noi tifosi della pallamano viviamo la situazione più difficile perché mentre calcio e basket godono di piattaforme tv all’altezza, il nostro sport non ha una copertura adeguata. Così la sofferenza aumenta ancora di più». Chi non si faceva mancare proprio alcun tipo di sport è Giampaolo Scamperle, che prima delle restrizioni dovute alla pandemia riempiva i fine settimana di qualsiasi proposta sportiva offrisse la città. «Ad eccezione del calcio, guardo di tutto: basket, pallamano, pallanuoto – osserva – e per soddisfare la mia voglia di rugby o di pallavolo mi capitava spesso di andare in macchina fino a Treviso. Ora i miei fine settimana sono cambiati, mi sono abbonato a qualsiasi piattaforma possibile e così mi sono impigrito a guardare tutto alla televisione».
Marco Titonel vive a Duino e, lavoro permettendo, cercava di non perdersi un match tra Rocco e PalaTrieste. «C’è grande nostalgia di stadio e palazzetto – sospira – ma almeno c’è la tv. Ora, grazie ad essa, ho la possibilità di guardarmi in differita tutte le partite del girone della Triestina». Una certa forma maniacale la esprime anche Barbara Cavallini, nostalgica del PalaTrieste: «Per rievocare i tempi in cui si poteva andare serenamente al palazzetto mi guardo almeno una volta a settimana il canestro della vittoria di Fernandez contro Sassari e sentire il boato del PalaTrieste mi spezza il cuore. Non poter rivivere quelle emozioni dal vivo è una cosa tremenda».—
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