Riti satanici protetti dai boschi del Carso
Trovati simboli e tracce anche in cantieri come quello dell’ex hotel Europa
di Laura Tonero
di Laura Tonero

Pietre disposte in modo da formare un cerchio, altari, scritte sulle pietre inneggianti al diavolo, resti di falò, di candele, di cera colata. Segni di messe nere, di riti satanici che da anni macchiano il Carso e alcuni edifici abbandonati della città. I seguaci di Satana in città sono attivi ma discreti. Non sono mai usciti allo scoperto lasciando sempre un punto di domanda sul tipo di organizzazione, sulla struttura gerarchica che in città regola simili attività. E quando qualcuno ha tentato di farsi spazio presentandosi come l'«anticristo» è stato presto etichettato come mitomane, desideroso di accaparrarsi un pizzico di notorietà tentando la strada del satanismo.
A stilare un rapporto per classificare le sette sataniche presenti sul territorio nazionale era intervenuto il Ministero dell'Interno. Una mappatura datata che resta l'unico censimento ufficiale redatto da una fonte istituzionale. E a Trieste viene segnalata la presenza dell'organizzazione «Gruppi satanici di Trieste», una denominazione che in qualche modo segnala la presenza non di una setta ben organizzata, ma di piccoli gruppi a ciascuno dei quali aderiscono una decina di persone. Ma oltre alle realtà nate a Trieste e di respiro esclusivamente locale, sul territorio giuliano è viva la presenza di affiliati a sette organizzate a livello nazionale o regionale. Ci sono seguaci del movimento dedito al satanismo e al luciferismo come gli Iod Astrum Aurum, trovano terreno fertile pure realtà profetiche come quella del Cenacolo 33 e dei Telsen Tao ben radicati soprattutto nella provincia di Pordenone.
Risultano esserci aderenti a uno dei gruppi nazionali più conosciuti: «I Bambini di Satana», capitanati da Marco Dimitri. Il rapporto redatto invece dal Telefono Antiplagio riferisce di 19 sette operanti in Friuli Venezia Giulia, concentrate per lo più proprio a Trieste. Tutto clandestino, tutto per lo più segreto. Ma le tracce rinvenute in diversi luoghi della nostra provincia non lasciano dubbi sull'avvenuta celebrazione di riti a sfondo satanico.
Punti caldi in città restano i boschi del Carso in prossimità di Fernetti, di Basovizza e tra gli arbusti di Piani del Grisa come testimoniato anche da un servizio fotografico scattato dagli Amici della Terra nel corso di una loro perlustrazione vicino al tempio mariano. Prima che partissero i lavori di riqualificazione, anche la struttura che ospitava l'ex ospedale militare conservava tracce indiscutibili: candele nere consumate, croci capovolte tracciate con la vernice rossa sulle pareti, mani nere impresse a terra, scritte inneggianti al diavolo, altre indicazioni incise utilizzando un alfabeto non riconoscibile, altre ancora che riportano il 666, il numero della bestia dell'apocalisse. E poi le carcasse di gatti forse sacrificati in nome di Satana.
Lo stesso Giorgio Cociani, presidente del rifugio per felini «Il Gattile», testimonia che nelle settimane che precedono il 1° novembre si intensificano le richieste di adozione per i gatti dal pelo nero. Richieste che, naturalmente, Cociani non asseconda. Scritte inneggianti a Satana sono state rintracciate anche nella struttura abbandonata dell'ex hotel Europa e all'interno dell'ex caserma Monte Cimone di Banne. Lì, da uno degli accessi principali, salendo una rampa di scale, si arriva ad un ampio salone dove sono ben visibili segni circolari tracciati a terra, scritte che esaltano Satana, il solito numero 666 inciso sui muri. Buontemponi intenzionati a creare «falsi miti» o veri e propri gruppi dediti al satanismo?
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