Ritardi, il porta a porta slitta di una settimana
L’Iris ammette che con ogni probabilità non sarà rispettata la data del 18 giugno per la partenza del nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. Va a rilento la consegna dei kit. La città torna a essere invasa dai rifiuti degli altri comuni
Il porta a porta slitterà di una settimana. Centinaia di monfalconesi non hanno ancora ricevuto il materiale da Iris. Kit, ma anche bidoni per le utenze condominiali. Tanto da prefigurare la necessità di una dilatazione dei tempi per il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. Non più, dunque, la data del 18 giugno segnerà la «rivoluzione» nelle case dei monfalconesi. Presumibilmente, bisognerà attendere ancora 7 giorni. Lo hanno confermato gli operatori di Iris a quanti, nel chiedere lumi allo sportello, proprio ai fini organizzativi domestici, si sono sentiti rispondere secondo queste aggiornate indicazioni. Del resto, è stato spiegato agli utenti, la data del 18 giugno era ufficiosa.
E la riorganizzazione deve comunque poter rispettare una ragionevole messa punto in città, evitando eccessive disparità operative tra una zona e l’altra. Intanto ieri mattina si segnalavano nuovi cumuli di rifiuti. Traboccanti dai contenitori gialli, in via Aulo Manlio e in via Aquileia. Mèta, evidentemente, di conferimenti migratori. Ma anche, presumibilmente, risultato di quanti, tra i monfalconesi, intendono liberarsi di materiali ritenuti più fastidiosi prima che il porta a porta faccia il suo ingresso. L’ansia da preparazione sarebbe anche questa: quella di chi, di fronte al count-down, si fa prendere dalla fretta di buttare il possibile, non considerando tuttavia che proprio Iris ha disposto un servizio gratuito di ritiro degli ingombranti o del verde. In questo contesto continuano anche le code all’Ecosportello, per la richiesta di esenzione dal porta a porta. Solo ieri mattina, ad esempio, in via Sant’Ambrogio si sono presentati almeno un’ottantina di utenti.
C’è poi il fronte politico-ammministrativo. Il Consiglio di giovedì. Che si prospetta difficile tra maggioranza e opposizione. Nel momento in cui si potrebbe rivelare, agli occhi del centrodestra, una sostanziale conferma di indirizzi già assunti dall’amministrazione. Sul tappeto c’è la mozione presentata dal consigliere della Lega, Federico Razzini, sottoscritta anche da Giuseppe Nicoli, di Fi, e dal consigliere di Città comune, Maurizio Volpato. Chiedono un impegno al sindaco, affinchè possa «rivedere» assieme agli altri soggetti interessati, il sistema porta a porta. E se Razzini ribadisce l’animo «bipartisan» contenuto nella sua proposta, intenzionato a uscire da diatribe politiche e strumentalizzazioni per il bene di Monfalcone, accostandosi quindi alla questione con slancio collaborativo, Nicoli è più scettico. Alla luce altresì della posizione manifestata dal sindaco Pizzolitto, in ordine al suo appello (pacato e di buonsenso, ribadisce) a far slittare la differenziata in autunno. Prefigurando pertanto la «linea dura», preparandosi a «monitorare e a denunciare qualsivoglia anomalia che si evidenzierà». E prospettando, in linea teorica («data la situazione politica e l’intenzione di cambiare sistema da parte della stessa Provincia»), anche eventuali danni erariali. Il sindaco, comunque, lo ha chiarito: in aula ci sarà un’ampia discussione, in quella sede esprimerà le sue idee sull’argomento. Ribadendo lo spirito non oltranzista al problema.
«Non credo - osserva tuttavia Nicoli - che giovedì scaturiranno grandi risultati. Il Consiglio è molto diviso, lo è sempre stato in questi ultimi anni su materie decisive. Un sindaco non può chiudersi nel Palazzo, dimenticandosi dell’opinione dei cittadini, ampiamente manifestata e non solo con il referendum. Il fatto vero è che non c’è dialogo tra forze di governo e opposizione, mentre a pagare restano i cittadini con le loro incertezze. Il territorio è ostaggio di una Conferenza dei sindaci che delibera sopra la testa della gente». Nicoli poi osserva: «In Consiglio ci sarà un dibattito sia di livello politico che amministrativo, a differenza di quanto si verifica in città, dove si analizzano le questioni pratiche e sociali in relazione al nuovo sistema di raccolta. La mia preoccupazione è proprio quella di veder maturare decisioni distanti dai cittadini».
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