Ristorante Bastianich sotto indagine, Scarbolo: «La mia firma? Sì, ma è un atto dovuto»

Il vignaiolo indagato è scosso dalla perquisizione a casa sua «Non potevo sapere in anticipo di presunte  irregolarità»
Il ristorante Orsone a Cividale
Il ristorante Orsone a Cividale

UDINE. Dichiara di essere «scosso e turbato» per il coinvolgimento nell’indagine sul ristorante “Orsone” di Cividale. Lui, Valter Scarbolo, è uno dei legali rappresentanti della “Bastianich Srl”, la società che gestisce appunto il locale immerso nella campagna dei Colli Orientali. Ma Scarbolo è anche uno dei più noti vignaioli friulani, con una produzione di qualità ed esportazioni in mezzo mondo.

A una settimana dalle perquisizioni che la Guardia di Finanza ha effettuato a casa sua, scuote la testa, contrariato. «Ho semplicemente firmato la domanda, depositata poi in Camera di commercio - racconta al telefono - per poter iscrivere l’azienda “Bastianich Srl” nell’elenco delle attività agrituristiche. E’ un atto dovuto, di normale burocrazia. Come avrei potuto sapere, a priori, di eventuali e tutte da dimostrare, irregolarità che si sarebbero evidenziate in seguito? Ho fatto semplicemente questa cosa qui. E’ come se mi fossi iscritto alla scuola guida per conseguire la patente. Non posso sapere in anticipo se finirò la scuola guida, se sarò promosso all’esame, se diventerò un buon conducente di automobili o meno».

 

Ristorante di Bastianich a Cividale, blitz della Finanza all’Ersa e in azienda
Joe Bastianich nel suo ristorante "Orsone" a Cividale

 

Scarbolo, che è difeso dall’avvocato Maurizio Miculan, ribadisce di avere la coscienza a posto, ma di essere comunque turbato da quanto accaduto. «I finanzieri sono venuti a casa mia di mattina - spiega - mentre ero già a lavorare nei campi. Sono stato avvertito al cellulare “vieni che c’è la Finanza”. Hanno rovistato dappertutto, guardato negli armadi. Perfino nella borsa di mia moglie. Cercavano carte, documenti, ma non hanno trovato nulla, io non nascondo nulla. Sono sempre stato uomo di istituzioni, di regole. Ligio ai doveri e alla legge e adesso mi ritrovo con questo fardello addosso, una violenza psicologia e morale. L’ipotesi di reato è falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico: per me, per come sono fatto io, è un’accusa pesante. Le indagini facciano il loro corso, naturalmente, spiegherò ogni cosa quando me lo chiederanno. Non entro nel merito dell’attività del magistrato, ma come potevo immaginare che l’atto che ho firmato non sarebbe poi stato conforme alle regole? Vorrei capire dove si colloca il falso ideologico. Tengo a precisare che non ho ruoli operativi nè decisionali nell’azienda “Bastianich Srl”. Un’azienda che comunque svolge quell’attività agrituristica che le è contestata, visto che ha le camere».

La vicenda giudiziaria che coinvolge l’Orsone è venuta a galla in questi giorni. Secondo la Procura di Udine gli amministratori della società avrebbero attestato il falso, facendo passare per agriturismo il ristorante, e i funzionari addetti al controllo delle aziende e all’accertamento della conformità alle prescrizioni di legge avrebbero chiuso entrambi gli occhi sulla violazione, omettendo di segnalarla a chi di dovere.

È una vicenda giudiziaria su doppio binario quella cui sta lavorando la Guardia di finanza di Udine, impegnata in una serie di perquisizioni all’“Orsone”, il ristorante inaugurato da Joe Bastianich nell’estate del 2013 a Gagliano di Cividale, e negli uffici dell’Ersa, l’agenzia regionale per lo sviluppo rurale.

Coordinata dal pm Claudia Danelon, l’inchiesta - che nasce da un’attività di verifica delle Fiamme gialle - ha già portato all’iscrizione sul registro degli indagati di quattro persone. Da una parte i due amministratori che si sono susseguiti nelle funzioni di legali rappresentanti della “Bastianich srl”, oltre a Scarbolo, anche Claudio Rizzi. A entrambi si contesta l’ipotesi di reato della falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. L’altro versante è quello che ha investito l’Ersa, cui compete la vigilanza nelle aziende agrituristiche. L’accusa nei confronti di due funzionari è omissione di atti d’ufficio.

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