Rissa in chiesa al funerale: frate e fedele rischiano il processo
TRIESTE Tutto era successo nella chiesa di Sant’Apollinare, in via Capitolina. La scena era stata surreale e al tempo stesso anche tragicomica, se non fosse stato che a farle in quella circostanza da palcoscenico era la celebrazione di un funerale solenne. Era infatti l’ultimo saluto terreno a Flavia Ogrini Apollonio, la ministra dell’Ordine francescano secolare, l’istituto religioso dei battezzati che desiderano vivere l’ideale evangelico seguendo l’esempio di San Francesco d’Assisi.
Contendenti di un inedito e ovviamente incredibile match di combattimento all’altare - finito in parità (prognosi per entrambi 10 giorni) - erano stati frate Silvio Scolaro e Marcello Giromella, classe 1925, vicepresidente dello stesso Ordine francescano secolare. Entrambi sono ora accusati dal pm Massimo De Bortoli di lesioni personali e al fedele il magistrato titolare dell’inchiesta su questo epidodio contesta anche del reato di turbamento di funzioni religiose. Nei giorni scorsi ai due “contendenti” è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. E lo stesso pm De Bortoli si accinge a chiedere il rinvio a giudizio dei due davanti al gip. Frà Scolaro è difeso dall’avvocato Francesco Oliva, Giromella dall’avvocato Andrea Melon..
La data è quella del 15 maggio 2013. Tutto era per l’appunto accaduto dopo la messa, e all’improvviso, proprio davanti al feretro che era stato appena benedetto. Al termine della cerimonia officiata da frà Galdino Fornasiero, Giromella si era avviato verso il pulpito vicino all’altare con un foglietto in mano. Voleva leggere pubblicamente un ricordo della defunta. Ma l’azione non era stata gradita dal religioso che con una mossa a sorpresa lo aveva bloccato. «Non hai nessun titolo per avvicinarti al podio in quanto non sei ministro dell’ordine», aveva intimato il frate. Poi era passato per le vie di fatto afferrando violentemente il braccio dell’anziano il quale era rovinato sul pavimento. Ma Giromella non si era fatto cogliere alla sprovvista. Aveva reagito a suon di bastonate e aveva colpito alle gambe e alle braccia il frate che, come si legge nel capo di imputazione, si era frapposto tra lui e il leggio. Insomma, c’era stata una pazzesca (per lo meno per il luogo e per i protagonisti) scazzottata avvenuta durante un funerale solenne. Ma non era finita lì. Perché il frate - che evidentemente era più in forza - a un certo punto aveva preso per i baveri il fedele e, dopo averlo sbattuto contro il muro della sagrestia, lo aveva chiuso poi nella stanza adiacente all’altare e si era messo davanti alla porta per impedire che l’altro potesse in qualche modo tornare al pulpito e leggere ai fedeli, che erano come minimo stupiti e a quel punto forse anche impauriti, quanto scritto sul foglietto.
Addirittura - secondo la querela che Giromella poi aveva sporto - lo aveva minacciato lanciandogli una sorta di anatema: “Io ti uccido”. Anche frà Silvano aveva sporto successivamente querela nei confronti del fedele. E chiedendo che la giustizia terrena sistemasse l’imbarazzante questione aveva riferito così la sua versione: “Insistendo per salire a recitare la preghiera - aveva spiegato il giorno seguente il frate - quell’uomo con veemenza, violenza e gridando mi aveva minacciato con il bastone. Io ho cercato di spostarlo, cercando di farlo scendere e lui è inciampato su uno scalino cadendo a terra”. “Non è vero che l’ho rinchiuso in una stanza - aveva precisato - l’ho esclusivamente fatto uscire della chiesa impedendogli di rientrare. Stavamo in un corridoio e se voleva poteva tranquillamente uscire e andarsene. Non l’ho rinchiuso e nemmeno trattenuto, gli ho solo vietato di tornare in chiesa anche per rispetto della defunta”.
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